Wednesday, April 8, 2020

Perché i dati ISTAT sui decessi sono stati secretati?



Il giorno 8 aprile 2020 ho richiesto all'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) i dati relativi al numero di decessi sul territorio nazionale del primo trimestre del 2019 e del primo trimestre del 2020 perché volevo verificare e quantificare l'impatto della presunta pandemia da Coronavirus.

Nel primo trimestre del 2019 (1 gennaio - 31 Marzo) i decessi sul territorio nazionale italiano sono stati 185.967 (Fonte: ISTAT)

Per quanto riguarda invece il primo trimestre 2020 il numero dei decessi sembra che si assesti intorno a 180.000. (Fonte: Italiaora.org - Real Time Statistic Project) ma altre fonti istituzionali riferiscono che siano addirittura di meno.

Ora, se ci fosse una pandemia in corso, i decessi del primo trimestre di quest'anno dovrebbero essere di più e non di meno rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.

Il dato di Italiaora.org non mi è stato confermato dall'ISTAT perché l'ISTAT non mi ha mandato i dati totali dei decessi del 2020 ma soltanto una selezione.

Prima che io potessi sollevare alcuna obiezione sull'incompletezza dei dati forniti, l'ISTAT ha allegato ai dati a me forniti la seguente precisazione: "i dati messi a disposizione non riguardano un campione di comuni, ma una selezione di questi ultimi pari a 1.084."

Tenete presente che il numero dei comuni italiani è di 7904 e che quindi la percentuale dei dati che l'ISTAT mi ha messo a disposizione e che loro definiscono "selezione" è di circa il 13% del totale. 

Mentre per i parametri ISTAT il totale dei comuni non è 7904 che è il numero effettivo e reale dei comuni italiani ma per l'ISTAT i comuni di riferimento per le loro ricerche sono soltanto i comuni subentrati nell'Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) che sono 5.866.

La selezione fornita da ISTAT non è un campione perché un campione è costituito in modo da consentire, con un rischio definito di errore, la generalizzazione all’intera popolazione. Ma per loro stessa ammissione, si tratta di una SELEZIONE, operata sulla base di una loro non specificata "VALUTAZIONE" che in termini statistici non è rappresentativa di nulla. 





Insieme all'ISTAT l'altro ente del governo italiano preposto alla gestione dei dati anagrafici riguardanti la popolazione è l'Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) che fa capo al Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali del Ministero dell'Interno. Oltre a questi due enti c'è il Sistema nazionale di sorveglianza della mortalità giornaliera (SISMG) che monitora in tempo reale il numero dei decessi giornalieri nella popolazione e segnala eccessi di mortalità al fine di attivare in tempi brevi interventi di risposta all'emergenza. Tuttavia il SISMG monitora soltanto 34 città italiane, che rappresentano solo il 20% della popolazione Italiana.

E nessuna ripeto NESSUNA di queste istituzioni ha finora fornito dei dati ufficiali e completi sul numero dei decessi avvenuti in Italia dal 1 gennaio 2020 ad oggi.

Quindi l'unica domanda che ci dobbiamo porre è la seguente: Da dove prendono i numeri dei decessi i giornali, i network tv e i news media?

A confondere ancora di più il quadro è il Decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322, “Norme sul Sistema statistico nazionale e sulla riorganizzazione dell'Istituto nazionale di statistica” che all' art. 9 (disposizioni per la tutela del segreto statistico) prevede che in casi straordinari l'ISTAT può opporre il cd. segreto statistico. 
In pratica l'ISTAT può rifiutarsi di fornire i dati raccolti e all'art. 8 dello stesso decreto "Segreto di ufficio degli addetti agli uffici di statistica" si sancisce che "Le norme in materia di segreto d'ufficio previste dal vigente ordinamento dell'impiego civile dello Stato si applicano a tutti gli addetti agli uffici di statistica". Il che significa che se viene posto il segreto di stato ad alcuni dati, gli addetti agli uffici di statistica sono obbligati a non rivelarne l'esistenza al richiedente ma solo ad un magistrato che ne faccia eventualmente richiesta.

Vediamo per quali finalità l'ISTAT può opporre il segreto di stato sui dati raccolti. Al primo comma dell'articolo 9 del decreto si sancisce che i dati non possono essere esternati se non in forma aggregata, cioè i dati rappresentano una moltitudine di soggetti in modo che non si possa identificare i soggetti oggetto dei dati. Quindi il comma serve a tutelare il diritto alla riservatezza e alla privacy.

Al secondo comma dell'art. 9 si ripete il contenuto del primo comma ma la sorpresa arriva al terzo comma che riporto integralmente per vostra visione: 

In casi eccezionali, l'organo responsabile dell'amministrazione nella quale è inserito lo ufficio di statistica può, sentito il comitato di cui all'art. 17, chiedere al Presidente del Consiglio dei Ministri l'autorizzazione ad estendere il segreto statistico anche a dati aggregati.

Di conseguenza l'ISTAT può in casi eccezionali apporre il segreto di stato alla pubblicazione dei dati in loro possesso, nonostante che all'art. 10 del decreto "Accesso ai dati statistici" si sancisca che: "I dati elaborati nell'ambito delle rilevazioni statistiche comprese nel programma statistico nazionale sono patrimonio della collettività e vengono distribuiti per fini di studio e di ricerca a coloro che li richiedono secondo la disciplina del presente decreto, fermi restando i divieti di cui all'art. 9.

Ricordiamo che l'ISTAT è supervisionato dalla Commissione per la garanzia dell'informazione statistica presso la Presidenza del Consiglio.

Viviamo in un mondo in cui ancora esistono i segreti che sono soltanto un altro nome delle menzogne.

Allego di seguito il decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322, “Norme sul Sistema statistico nazionale e sulla riorganizzazione dell'Istituto nazionale di statistica”

https://www.gazzettaufficiale.it/eli/gu/1989/09/22/222/sg/pdf


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