Monday, May 22, 2023

Wikileaks è l'ufficio Pubbliche Relazioni del Pentagono?

  


                                                              PREMESSA 

L'articolo che state per leggere di seguito è stato pubblicato per la prima volta in lingua inglese il 22 novembre 2010 su American Chronicle, che dopo poco è stato chiuso, poi è stato pubblicato su Examiner.com ma anche Examiner.com è stato chiuso. Poi è stato pubblicato sul blog di Yahoo News ma anche questo blog è stato chiuso. Allora l'ho pubblicato sul mio blog personale XNews ma il post è stato misteriosamente rimosso. Quando il riferimento a questo articolo è stato inserito sul mio profilo di Wikipedia, il mio profilo Wikipedia è stato cancellato. Il 22 maggio 2023 ho tradotto questo articolo in italiano e scopro oggi che il testo di questa premessa è stato spostato dall'inizio all'interno dell'articolo. Ma non vi stancate mai?

Il 22 Novembre 2010, dopo la pubblicazione dei 400.000 war-logs da parte di Wikileaks sulla guerra in Iraq, il sottoscritto ha pubblicato sul sito American Chronicle l'articolo (che potete leggere di seguito nella versione in italiano) dal titolo "Is Wikileaks the Pentagon P.R. Office?" . Nell'articolo il sottoscritto metteva in dubbio la credibilità di Wikileaks, obiettando che i war-logs pubblicati da Assange erano informazioni che favorivano esclusivamente il Dipartimento della Difesa USA poiché il contenuto della maggior parte dei log erano perfettamente coincidenti con la visione del Pentagono sulla situazione in Afghanistan e cioè che la guerra stava andando male, che le forze della coalizione avevano utilizzato le forze speciali per condurre uccisioni o per sequestrare leader Talebani e cosa più importante che l'intelligence Pakistana (ISI) era stata ambigua nella sua cooperazione con le forze statunitensi. 

In pratica sostenevo che Wikileaks lavorava come ufficio P.R. per il Dipartimento della Difesa USA.  

Il 28 novembre 2010 Wikileaks faceva un accordo con cinque dei maggiori news media del mondo occidentale: El Pais (Spagna), Le Monde (Francia), Der Spiegel (Germania), The Guardian (Regno Unito), e il New York Times (USA).Questa alleanza di quotidiani e Wikileaks, iniziò a pubblicare simultaneamente i primi 220 dei 251.287 cablo diplomatici confidenziali (ma non top secret) di 274 ambasciate USA sparse nel mondo datati dal 28 dicembre 1966 al 28 febbraio 2010.  

Una settimana dopo, il 5 dicembre 2010, il sottoscritto pubblicava un altro articolo su Wikileaks sull'ormai defunto Atlantic Free Press dal titolo "Se Wikileaks fosse un film sarebbe Wag the Dog o Idiocracy?

In questo secondo articolo il sottoscritto metteva in dubbio apertamente la credibilità di Wikileaks ponendosi la domanda: "chi ha dato a Wikileaks il titolo di fonte credibile?" obiettando che Wikileaks ha avuto una credibilità infinita di default, senza essere stata accreditata dalla storia, dall'esperienza o da un qualsiasi risultato precedente se non dall'aver messo On-line migliaia di documenti pseudo-classificati di nessuna rilevanza strategica o militare. 

Nell'articolo pubblicato dal sottoscritto si afferma che l'unica fonte affidabile di Wikileaks è il soldato di prima classe Bradley E. Manning, che in pratica è solo un nome su un foglio di carta perché nessuno prima d'ora lo ha mai visto né conosciuto, né sono stati mai intervistati suoi commilitoni o i suoi superiori. Il personaggio di Bradley Manning è un po come il sergente William "Old Shoe" Schumann di Wag the dog, un film del 1997 di Barry Levinson, nel quale uno sceneggiatore viene assunto dalla casa bianca per mettere in piedi una guerra finta per distrarrre il pubblico americano dal fatto che il presidente degli stati uniti si è ingroppato una ragazzina scout durante una visita guidata. 

La cosa più strana che viene evidenziata in questi articoli è il fatto che Wikileaks non è stata semplicemente capace di attirare l'attenzione dei mainstream media ma li ha di fatto monopolizzati e poco prima che Wikileaks prendesse il controllo dei media un altro fatto piuttosto importante era accaduto e precisamente il 28 settembre 2010, quando 6 ufficiali dell'Aeronautica USA in pensione incluso un comandante di base, avevano organizzato una conferenza stampa in cui affermavano di avere avuto degli incontri UFO e che questi incontri avevano completamente compromesso in più di un' occasione i sistemi di difesa nucleare sia degli Stati Uniti che del Regno Unito. Ebbene questi UFO leakers non solo non sono riusciti a monopolizzare la stampa come invece è riuscita a fare Wikileaks ma a parte qualche articolo non hanno avuto l'attenzione di alcun media mainstream. 

Il secondo articolo su Wikileaks da me pubblicato è stato tradotto in spagnolo e pubblicato su Diario El Peso, un giornale argentino pubblicato da Servicios Editoriales Periodísticos Argentinos. 

Il 24 maggio 2012, Rebecca Pop, ricercatrice presso la University of Oklahoma ha citato il mio articolo nel suo articolo "A Theoretical Model for the Wikileaks Phenomenon" che è stato presentato alla conferenza annuale della International Communication Association che si è tenuta a Phoenix, Arizona, nel maggio 2012. Nell'articolo la Pop cita il mio articolo come argomento per mettere in discussione la credibilità di Wikileaks.   

Wikileaks è l'ufficio Pubbliche Relazioni del Pentagono? 22 Novembre 2010 

Lo scorso 28 settembre, sei ufficiali in pensione dell'USAF, tra cui il capitano Richard Salas, ex comandante della base di Malmstrom (Montana) hanno dichiarato di aver avuto incontri con UFO che probabilmente hanno completamente compromesso in più di un'occasione i sistemi nazionali di difesa nucleare sia degli Stati Uniti che del Regno Unito.

Stranamente, dopo dichiarazioni così esplosive, le reazioni dei media del governo degli Stati Uniti e del governo britannico, sono state assolutamente inesistenti.

Viceversa la settimana successiva, quando Wikileaks ha pubblicato sul proprio sito web quei "Pentagon papers" sulla guerra in Iraq e in Afghanistan, le reazioni dei media mainstream e dei governi sono state enormi per volumi e indignazione. Questi documenti avevano vari contenuti: dalla violazione dei diritti umani da parte delle forze della coalizione, (cosa questa che è stata data al pubblico come un osso per dare a Wikileaks il titolo di "fonte credibile") al fatto che l'esercito americano ha finalmente trovato le armi di distruzione di massa in Iraq. Questa notizia tratta da un cablo confidenziale pubblicato da Wikileaks non ha mai trovato conferma da alcuna parte né alcun media l'ha mai riportata. Infatti Wikileaks sembra essere stata l'unica organizzazione su questo pianeta ad aver affermato che in Iraq sono state trovate le famose armi di distruzione di massa, che erano poi il motivo sulla base del quale è stata dichiarata guerra all'Iraq. 

Un'altro leak famoso di Wikileaks è la notizia che l'ufficiale dei servizi segreti italiani Nicola Calipari è stato ucciso al posto di blocco americano perché la sua auto aveva le luci spente (!) notizia importante perché guarda caso conferma la versione ufficiale del Pentagono su questa scottante vicenda. Un'altro importante "leak" è quello che riguarda la fornitura da parte dell'Iran di nuove forme di giubbotti suicidi per al-Qaeda e che le brigate di Al Quds della guardia rivoluzionaria iraniana sia impegnata nell'addestramento dei militanti sciiti iracheni sul suolo iraniano (si prega di considerare che questa "fuga di notizie" potrebbe portare a sanzioni più severe contro l'Iran che è ciò che vorrebbe il Pentagono). Un altro leak è quello che afferma: "L'agenzia di spionaggio del Pakistan ha collaborato con i talebani". 

Questi fatti riportati da Wikileaks suonano come quei tipici rapporti quotidiani di intelligence da campo, prodotti nell'ordine delle migliaia. Si tratta di rapporti che nessuno mai vorrebbe leggere e nessuna rete televisiva menzionerebbe mai nei titoli dei notiziari nemmeno a pagamento. Infatti tutti i tentativi fatti in precedenza dal Pentagono di veicolare queste informazioni erano andati falliti. 

Tuttavia queste "fughe di notizie" sono state in grado di provocare una reazione oltraggiosa da parte di quasi tutte le istituzioni, saturando le prime pagine dei principali media del mondo occidentale. È come se Wikileaks fosse un gigantesco riciclatore di scadenti rapporti standard di intelligence che altrimenti non avrebbero mai trovato la loro strada verso il pubblico perché sono così noiosi che nessuno li leggerebbe mai.

Prima di tutto questi rapporti sul campo hanno tutti la stessa caratteristica sono frammentati e incompleti: nessun nome, nessuna coordinata di posizione, né dati del personale militare divulgati. Ciò significa che l'informazione non può essere considerata "sensibile" né in termini tattici di difesa e sicuramente non strategicamente utile per il nemico. È come se una piccola mano cancellasse le vere informazioni sensibili prima di passarle alle mani di Assange. 

Il portavoce del Dipartimento di Stato, P.J. Crowley, ha dichiarato: "Alcuni dei documenti parlavano di un conflitto, quello in Afghanistan, a corto di risorse e che era un elemento fondamentale della revisione strategica supervisionata dal presidente".

Queste sono fondamentalmente le solite lamentele sul budget. Il tipico balletto di Washington. "La maggior parte sono vecchie notizie", ha detto il senatore John McCain (R-Ariz.). "Il quadro che emerge da questa fuga di notizie si aggiunge a poco più di quello che già sapevamo: che la guerra in Afghanistan si stava deteriorando  e che non stavamo vincendo". In generale, questi documenti del Pentagono di Wikileaks sembrano e suonano più come fughe di notizie dal Pentagono che favoriscono solo il Pentagono poiché la maggior parte di queste "fughe di notizie" coincidono perfettamente con la visione del Dipartimento della Difesa sulla situazione della guerra. In realtà la maggior parte di queste fughe di notizie sembra davvero mirare a resuscitare alcune lamentele sepolte contro alleati o nemici del Dipartimento della Difesa, come Iran, Italia, Francia, Pakistan. Come la vicenda di Nicola Calipari, ad esempio, che rimanda al comportamento poco professionale dell'agente italiano la causa e la responsabilità della propria morte.

Dopo che tutte queste rivelazioni sono state fatte, bisognerebbe fermarsi un secondo e farsi questa domanda: "Per chi lavora questo Wikileaks?". Inoltre, tutti i documenti non correlati agli archivi della guerra in Iraq sono stati rimossi da WikiLeaks.org e al momento non sono accettati invii di files da parte di alcun leaker (!!!). E invece di continuare l'approccio basato sulla filosofia Wiki che consente all'intera comunità globale di partecipare, WikiLeaks ha concesso l'esclusiva a una manciata di organizzazioni mediatiche tradizionali e non consente più al pubblico di commentare i documenti. Ad eccezione di Daniel Ellsberg la cui video intervista è pubblicata sulla home page di Wikileaks. Che coincidenza! Dopo quarant'anni Dan Ellsbergs torna sulla scena mondiale con i nuovissimi "pentagon papers". Non è strano? Alla fine questi documenti di Wikileaks rivelano ben poco o  meglio diciamo nessuna informazione che incriminani la Presidenza USA o che danneggi la percezione pubblica dell'integrità del governo o del Dipartimento della Difesa al contrario. I cattivi sono sempre gli Iraniani, i Pakistani e gli Italiani indisciplinati ai quali è permesso sparare in testa perché secondo la versione dei bravi ragazzi (cioè gli americani) Calipari quando gli hanno sparato aveva le luci spente. 

In secondo luogo, i documenti non forniscono nulla di nuovo; confermano solo affermazioni già note al pubblico: che la guerra in Afghanistan sta andando male e che questo potrebbe portare a inviare più truppe lì e comprare più armi e più guerra. Il motto è sempre lo stesso "niente guerra niente affari". Le fughe di notizie rivelano quindi che le forze della coalizione hanno utilizzato le forze speciali per condurre uccisioni o missioni di cattura contro la leadership Talebana; e, cosa più importante, che l'agenzia di intelligence pakistana (ISI) è stata ambigua nella sua cooperazione con le forze americane.


La prova più importante è però da ricercare nelle reazioni dei media e delle istituzioni a queste fughe di notizie ad opera di Wikileaks, perché in ogni campagna mediatica ciò che conta davvero è la reazione che provochi con la tua azione. La principale e più importante è stata questa: "Wikileaks mette in grave pericolo la vita dei soldati". E questo è l'obiettivo principale di tutta questa enorme operazione propagandistica: ricordare al pubblico che c'è una guerra in corso da qualche parte e che i nostri poveri soldati stanno rischiando la vita e che questi rischi sono stati aumentati dal comportamento irresponsabile di Wikileaks... e allora avremmo bisogno di maggiori risorse per la guerra all'estero.


Storia che si ripete per chi conosce la storia. Ricordate Daniel Ellsberg e i documenti del Pentagono nel 1971? Questo Ellsberg fingeva di essere un tizio contro la guerra mentre in realtà era un ex marine e un analista militare che non avrebbe mai fatto qualcosa senza che qualcuno glielo avesse ordinato...qualcuno al di sopra di lui nella gerarchia militare USA. Quindi diciamo che gli è stato ordinato di rivelare il contenuto di quelle carte, che però si sono rivelate come queste di Wikileaks assolutamente irrilevanti.

Elsberg non è stato licenziato né condannato né incolpato a causa di questa fuga di notizie nota come Pentagon papers (...) Lo stesso Richard Nixon ha affermato (dai suoi nastri dello Studio Ovale) che i documenti di Ellsberg erano quasi "innocui"... La verità è che Wikileaks è una tipica campagna di pubbliche relazioni di guerra che vende solo propaganda agli stupidi.

Il mio suggerimento a queste persone è che la prossima volta che hanno bisogno di una strategia di pubbliche relazioni dovrebbero rivolgersi direttamente ad un'agenzia, anche se bisogna dire che questa storia di Wikileaks ha funzionato alla grande perché dopo 12 anni dall'inizio di questa storia in giro è ancora pieno di imbecilli che chiedono libertà per Julian Assange. Incredibile. 
 


Thursday, March 17, 2022

I nazisti drogati siamo noi

 Addicted": quando le serie creano dipendenza. Il manuale per la generazione cresciuta a pane e serialità - ilLibraio.it

Questo articolo non pretende di analizzare la situazione in Ucraina da un punto di vista militare o politico, si tratta invece di un'analisi narrativa di come i media occidentali stanno trattando l'operazione militare della Federazione Russa in Ucraina.

Quando il presidente della Federazione Russa ha dichiarato che stava combattendo contro una banda di "nazisti drogati" è possibile che si stesse riferendo a noi occidentali?

Dal 24 febbraio, giorno di inizio dell'operazione militare in Ucraina, i principali media occidentali si sono lanciati in un’orgia sfrenata di titoli sensazionalistici e allarmistici che prospettavano combattimenti per le strade, bombardamenti a tappeto con bombe termobariche, stragi indiscriminate di civili e un imminente olocausto nucleare.

In realtà questa operazione militare condotta dalla Federazione Russa in Ucraina sembra essere molto diversa rispetto alle guerre perpetrate negli ultimi vent'anni dalla NATO o dagli USA unilateralmente in paesi come l'Iraq, il Kosovo, l'Afghanistan, la Libia e la Siria.

Tutte queste guerre avevano la comune caratteristica di essere state ampiamente documentate dai media di tutto il mondo, con una produzione incessante e continua di immagini di violenza, uccisioni, combattimenti, con soldati che imbracciano mitragliatrici e operano tra postazioni di artiglieria e carri armati.

Invece la situazione in Ucraina si distingue rispetto a quelle condotte dalla NATO e dagli USA per la grande scarsità, se non per un'assenza pressoché totale, di immagini di veri combattimenti. Finora le uniche immagini che ci sono arrivate sono quelle dei profughi ucraini in fuga o di palazzi e ponti distrutti ma non ci sono immagini di sparatorie o di aerei che bombardano né di postazioni di artiglieria che sparano. Da quando è iniziata questa storia non sono riuscito a vedere l’immagine di un solo soldato russo che spara a qualcuno. Nonostante ciò i media di tutto il mondo ci stanno raccontando una guerra devastante condotta da un esercito spietato che fa strage di civili.

Questa scarsità di immagini non significa necessariamente promuovere una visione complottistica della situazione in Ucraina, cioè non vogliamo con questo asserire che non ci sono immagini perché in Ucraina non sta succedendo niente. Quello che vogliamo provare a comprendere in questo articolo, indipendentemente dalle cause della scarsità di immagini provenienti dall'Ucraina, è il perché quest’assenza di immagini dall’Ucraina ha scatenato l'ansia dei principali media occidentali.

L'esigenza di analizzare questo fenomeno nasce proprio dal fatto che i media mainstream sembrano essere in preda ad una sorta di panico misto a disperazione per questa situazione, tanto che alcuni di loro, pur di mostrare l'orrore di questo conflitto, sono dovuti ricorrere a immagini di repertorio che nulla avevano a che fare con la situazione presente, o addirittura a immagini tratte da videogiochi.

Il 24 febbraio 2022 durante l’edizione delle 13.00 del TG2 Rai è stato mandato in onda un servizio contenente le immagini di «una pioggia di missili» caduti sull’Ucraina e di alcuni aerei che sorvolano un palazzo, mentre in sottofondo si irradia il suono di una sirena. Entrambi i filmati sono stati presentati per illustrare l’operazione militare lanciata dalla Federazione Russa

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Il video del presunto attacco missilistico mostrato dal TG2 è in realtà uno spezzone tratto dal videogioco War Thunder, gioco di simulazione di combattimenti aerei lanciato nel 2012. La clip mandata in onda dal TG2, in particolare, è tratta da un video pubblicato il 13 dicembre 2021 su YouTube da un utente chiamato Pandramodo, come parte di un «countdown» per l’uscita dell’ultimo aggiornamento della serie (chiamato Winged Lions).

Esattamente come è accaduto durante il covid, si è scoperto che molte delle immagini provenienti dal conflitto in Ucraina sono false, in quanto provenienti da conflitti e disastri del passato, da parate militari e da film di Hollywood. Le mistificazioni sono talmente tante che la rete televisiva inglese BBC ha dedicato una pagina esclusivamente a immagini e  video di guerra attribuiti falsamente alla situazione in Ucraina, svolgendo quindi l'attività di debunker, cioè di quelle persone che si adoperano sui social media, per smentire la propaganda di regime. Questo sarebbe sorprendente se non sapessimo che dopo l’esperienza del covid la BBC, secondo Deloitte, una delle più grandi società di revisione al mondo, ha registrato un declino impressionante (oltre il 50%) dei propri ascolti: dalla radio alla tv fino a Internet.

Quindi la domanda che dobbiamo porci è la seguente: Per quale motivo i media occidentali sono così ansiosi di condividere notizie e immagini che rappresentano una realtà fatta di sangue, violenza, morte o che peggio ancora spingono il lettore/spettatore a provare paura? Le immagini che ci arrivano, sebbene non mostrino i bombardamenti o i combattimenti in diretta sono già abbastanza drammatiche, perché ci mostrano un popolo in fuga dai bombardamenti e in preda alla disperazione. Non è abbastanza sofferenza per voi?

LA SINDROME DEL MONDO CATTIVO

George Gerbner è stato uno dei più grandi studiosi di comunicazione della storia recente.
Nel 1967 Gerbner ha iniziato la sua ricerca sulla violenza in televisione, creando il più grande database di programmi e personaggi tv, raccogliendo ed esaminando più di 3000 programmi tv e 35.000 personaggi. Questo database è stato usato per effettuare un monitoraggio della violenza nelle trasmissioni tv americane. Gerbner era particolarmente preoccupato dell’impatto che la violenza trasmessa dai media aveva sui bambini. Durante la ricerca Gerbner ha scoperto che i bambini esaminati, nel periodo di un anno avevano assistito a circa 8000 omicidi in televisione e 200.000 episodi di violenza.

Lo studio di Gerbner sostiene che la televisione, come medium culturale dominante è in grado di creare una realtà sociale parallela, che è spesso antitetica rispetto alla realtà dei fatti oggettiva. Gerbner e il suo staff di ricercatori erano in particolare interessati agli effetti della violenza in tv, perché secondo loro creava nello spettatore la paura ingiustificata e generalizzata dell’altro. La scoperta della presenza di una precisa sintomatologia e in particolare di effetti comportamentali direttamente collegati all’esposizione ad immagini di violenza è nota come “Mean World Syndrome” o “Sindrome del mondo cattivo”.

La Sindrome del mondo cattivo è una sindrome provocata dai programmi che mostrano atti di violenza trasmessi dai media. Questi programmi portano lo spettatore a pensare che il mondo è un posto molto più pericoloso di quello che effettivamente è. La ricerca ha esaminato dei casi di persone che manifestavano aggressività e violenza causate dall’esposizione a questi programmi tv (Gerbner 1997). Questa sindrome conduce coloro che guardano molti di questi programmi a sovrastimare le loro possibilità di essere coinvolti in atti di violenza, sono portati a credere che il loro quartiere non sia sicuro e la paura del crimine è un grande problema. (Gerbner 1997) Coloro che soffrono di questa sindrome credono e danno per scontato che il crimine è in ascesa. Indipendentemente da quello che dicono i fatti. Questi soggetti sono spinti a proteggere sé stessi più delle altre persone, sviluppando così un atteggiamento egoistico di protezione personale. Tra gli effetti diretti di questa sindrome c’è il possedere cani da guardia, l’installazione di sistemi di allarme, l’acquisto di armi da fuoco e nei casi peggiori la costruzione di bunker. Inoltre quando questi soggetti vedono che il loro gruppo di appartenenza politica, etnica o sociale ha una maggiore possibilità di rischio di subire violenza, queste persone sviluppano un senso di apprensione, sfiducia e alienazione.  

La ricerca di Gerbner ha evidenziato che i programmi tv che contenevano violenza, creavano nello spettatore sentimenti di paura e di aggressività. “Le persone spaventate mostrano un atteggiamento di dipendenza, sono più facilmente manipolabili e controllabili e più suscettibili ad acconsentire all’adozione da parte dell’autorità, di misure di ordine pubblico drastiche e posizioni decise e autoritarie. Queste persone possono accettare più facilmente e persino abbracciare azioni repressive se queste promettono di alleviare le loro insicurezze - è questo il problema più grave in relazione alla violenza in televisione.”

Questa deposizione è stata fatta dal Dr. George Gerbner durante un udienza davanti alla commissione del Congresso degli Stati Uniti il 21 ottobre del 1981.

Gli effetti più pericolosi che questa sindrome è in grado di provocare nella mente dei soggetti esposti sono principalmente tre:

1) Sospensione dell’incredulità

2) Pensiero automatico

3) Squilibrio cognitivo

Sospensione dell’incredulità è un’espressione coniata dallo scrittore inglese Samuel Coleridge nel 1817 nel suo Biographia Leteraria. In pratica indica lo stato mentale in cui un soggetto evita intenzionalmente di pensare in modo critico o logico mentre sta esaminando qualcosa di irreale o di impossibile nella realtà, perché l’emozione alla base del racconto è troppo intensa per poter essere valutata in maniera critica. Il filosofo greco Aristotele è stato il primo a esplorare questa idea nell’ambito del teatro, scoprendo che il pubblico decide di ignorare la non realtà della fiction al fine di sperimentare il processo di catarsi fornitogli dal racconto.
Il critico psicologo Norman Holland ci fornisce una spiegazione neuroscientifica. Quando ascoltiamo o guardiamo una qualsiasi narrazione, il nostro cervello entra in modalità percettiva, spegnendo così i sistemi di azione o di programmazione dell’azione e con questi si spengono anche i nostri sistemi di valutazione della realtà. In pratica la nostra psiche attiva ciò che Coleridge definisce come “fede poetica”, per questo gli esseri umani hanno così tanta difficoltà a riconoscere le menzogne, perché loro prima credono a tutto e poi devono fare uno sforzo cosciente per smettere di credere. In pratica con la sospensione dell’incredulità gli esseri umani sacrificano l’autenticità del racconto in cambio dell’emozione che questo ci fornisce. La sospensione dell’incredulità è uno dei requisiti base nella formula narrativa utilizzata a Hollywood nota come High Concept, soprattutto nell’ambito del genere horror. A questo riguardo hanno scritto autori di libri di sceneggiatura quali John Truby negli USA e Luigi Forlai in Italia.

Il pensiero automatico è probabilmente l’effetto più devastante e pericoloso che sorge dall’essere sottoposti ad immagini di violenza da parte dei media. Queste immagini portano con sé emozioni negative che vengono immagazzinate dal nostro cervello ma senza essere processate dal pensiero critico.  Quello che succede è che durante il giorno possono presentarsi improvvisamente nella nostra mente dei pensieri negativi che apparentemente non hanno alcuna ragion d’essere. Questo succede perché le immagini da noi immagazzinate iniziano ad essere processate a livello inconscio, scatenando un’orda di emozioni negative intense che producono pensieri a queste correlate ma senza che il soggetto sia consapevole della loro provenienza. I pensieri automatici tendono a “catastrofizzare”, a vedere il pericolo in ogni cosa e ad aspettarsi lo scenario peggiore. Adesso concentratevi su questa frase perché è importante: è il pensiero automatico che determina come ci sentiamo e non la situazione in sé.

La manipolazione avviene quando al soggetto vengono sottoposte immagini che suscitano emozioni negative e queste sono associate a messaggi persuasivi e ripetitivi utilizzando parole di facile comprensione e memorizzazione.

L’invadenza dei media nella nostra vita quotidiana, dall’intrattenimento fino alle news ci tiene costantemente in uno stato di allarme. Grazie alla crescente sofisticatezza delle produzioni audiovisive, il nostro cervello a volte si confonde e non riesce più a distinguere tra le emozioni provocate dalle notizie e quelle provocate dalla fiction. In pratica si finisce in un “loop di cortisolo” (l'ormone prodotto dal corpo quando si è sotto stress) e si inizia a credere che i pericoli siano intorno a noi, nella vita reale, senza che questa sensazione abbia un fondamento concreto ma si basa soltanto sull’emozione, che è “l’esca” grazie alla quale i media ci agganciano come ad un amo, perché l’emozione per la nostra psiche non deve necessariamente essere collegata ad un contesto reale. Infatti per la psiche è totalmente indifferente se l’emozione è prodotta da un racconto vero o falso perché per il soggetto che la riceve, l’emozione è autentica in quanto l’ha provata lui stesso.

Ora il fatto che questa emozione sia in un contesto di fiction o di realtà è irrilevante. Il soggetto prova un emozione negativa e la spiegazione di questa emozione è nel messaggio associato all'immagine che viene ripetuto continuamente.  Questa associazione porta il soggetto a giustificare il malessere provato dall'emozione negativa suscitata dall'immagine violenta con il messaggio associato dai media. Il pensiero è quindi automatico perché il soggetto ha la necessità di spiegare l'emozione negativa che galleggia nella sua mente senza una giustificazione e il messaggio ripetuto è una ciambella di salvataggio nel mare dei pensieri negativi. Perciò non importa quanto siano illogici o assurdi questi pensieri, l'individuo è costretto ad accettarli senza ragionarci sopra perché costituiscono la salvezza del suo precario equilibrio mentale devastato da un mare di emozioni negative che altrimenti sarebbero senza spiegazione.

Squilibrio cognitivo. Gli effetti della sindrome del mondo cattivo non si limitano alla sospensione dell’incredulità e all’attivazione del pensiero automatico. Secondo lo studio Social Manipulation of Preference in the Human Brain di Keise Izuma e Ralph Adolphs del California Institute of Technology, le nostre preferenze sono influenzate dalle preferenze degli altri ma dipendono criticamente da come percepiamo questi altri. Questo è un classico effetto psicologico detto “Squilibrio cognitivo”. Nel loro studio Keise Izuma e Ralph Adolphs hanno preso un gruppo di persone e gli hanno chiesto di esprimere le loro preferenze riguardo ad esempio dei beni di consumo. Gli studiosi però prima di iniziare il test hanno influenzato le preferenze dei soggetti esaminati informandoli circa le preferenze di gruppi di persone fortemente amati o fortemente detestati dai soggetti sottoposti al test. Le preferenze dei soggetti partecipanti allo studio si sono indirizzate verso quelle dei gruppi più amati e divergevano da quelli detestati.
Perciò le preferenze per determinati beni o individui sono influenzate da ciò che scelgono gli altri (Cialdini and Goldstein, 2004). L’invasione dei media nella nostra vita fa sì che siamo continuamente esposti a informazioni circa ciò che è popolare e presso quale gruppo di persone (amici, scuola, celebrità ecc). Quando le scelte dei soggetti esaminati risultavano diverse da quelle delle persone che i soggetti amavano e simili invece a quelle delle persone che detestavano, entrambe queste scelte hanno provocato uno stato di malessere, come a dire che il soggetto si trova a suo agio solo quando le proprie scelte sono CONFORMI a quelle del suo gruppo di preferenza. Questo studio ha avuto una grande influenza sulla psicologia sociale degli ultimi venti anni e in generale ci ricorda di come la libertà di scelta dell’essere umano sia in realtà condizionata dalle scelte altrui e oggi dettata totalmente dal sistema dei media.

Il caso di scuola del presidente Volodymyr Zelenskyj

Tenendo presente ciò che abbiamo letto finora sull’irrilevanza per lo spettatore occidentale se un racconto è reale oppure no, vorremmo fare presente al lettore che l’attuale presidente Ucraino Zelenskyj prima di diventare Presidente della Repubblica era un attore professionista. Nel 2015, cioè quattro anni prima della sua elezione a presidente, Zelenskyj ha prodotto una serie televisiva dal nome “Servitore del popolo”  .

In questa serie tv, il protagonista, interpretato da Zelenskyj recita la parte di un professore di liceo che diventa improvvisamente Presidente della Repubblica e ingaggia una lotta contro la corruzione del sistema politico ucraino. La serie tv era piuttosto mediocre a livello narrativo ma l’account Instagram di Zelensky è arrivato a 10 milioni di followers, grazie ai quali ha poi costituito un partito con lo stesso nome della serie tv. Sospensione dell’incredulità, pensiero automatico, squilibrio cognitivo...

Credo che sia per questo motivo che il Presidente della Federazione Russa abbia utilizzato l'espressione "nazisti drogati". In pratica quell'espressione del Presidente Russo era un riferimento molto poco indiretto agli spettatori occidentali, i quali sono ormai diventati dipendenti dalle notizie di morte. A cominciare dalla guerra in Vietnam, la prima ad essere stata raccontata dalla televisione, gli spettatori occidentali negli ultimi cinquant’anni sono stati bombardati da immagini di guerra, immagini che nel tempo hanno costituito un genere televisivo a se stante noto come "War News". 

Va da se che stando così le cose, dobbiamo constatare che i media hanno in pratica costruito una realtà parallela fatta di terrore costante al fine di tenere le persone in uno stato di sistematica incertezza attraverso notizie che creano paura e terrore al fine ultimo di poter condizionare le loro scelte. Anzi le loro non-scelte, perché secondo Gerbner le persone che vivono in uno stato di terrore assumono un atteggiamento passivo dato dalla loro insicurezza, confidando così in qualcuno che le salvi dall’alto e questo qualcuno è impersonificato dall’autorità, la quale, una volta instillato il terrore nella popolazione può presentarsi come entità salvifica e imporre misure autoritarie che ”salvino” la gente da questo stato di paura e incertezza.

Se si assume questa visione critica della situazione in cui ci troviamo riusciamo a capire meglio certe cose, come ad esempio la dichiarazione a dir poco strana di questo giornalista italiano che ha affermato durante una trasmissione tv "Dobbiamo rendere la guerra più sanguinosa". Questa frase mi ha fatto venire in mente la scena di un vecchio film di Oliver Stone: "Natural born killers", in cui uno dei personaggi della storia, il produttore di news interpretato da Robert Downey jr ha la possibilità di seguire le imprese di due serial killer ed è talmente fagocitato dalla sete di sangue da diventare egli stesso un assassino.

In assenza di immagini queste persone cercano di sopperire a questo deficit ricorrendo al racconto orale oppure scritto.

Il giornalista annuncia una generica "valanga di bombe" mentre sull'home page del New York Post il titolo a tutta pagina è "corpi per strada" ma nelle immagini sottostanti il titolo non vediamo alcun corpo, solo immagini di palazzi distrutti e un rifugio di sfollati.


Ma le fake news non si limitano alle immagini, oggi 17 marzo, il Daily Mail parla di 28.000 soldati russi morti, spiegando che si tratta di un quinto della forza totale Russa e di un esercito russo allo sbando mentre secondo il ministero della difesa della Federazione Russa, i caduti sono 498. Sembra che allo sbando non sia perciò l'esercito russo ma i media occidentali. In particolare i media inglesi e in particolare il daily mail sembra sia stato preso in ostaggio da una nuova redazione che scrive sia gli articoli che i commenti.   





Nel 1998 mi trovavo in Albania durante il colpo di stato, al seguito di un'agenzia di stampa inglese e una sera, mentre ero a cena con gli altri giornalisti, un cameraman di un altro network mi raccontava che mentre era in Bosnia durante la guerra nel '95, la giornalista con cui lavorava si era messa d'accordo con la milizia Serba, in modo che facessero esplodere delle cariche a salve nell'ora in cui ci sarebbe stata la diretta. Quelle immagini sono poi diventate uno spot del network per il quale la giornalista lavorava.

Le news provenienti da una guerra, nella mentalità patologica sviluppata in occidente in questi ultimi anni, devono essere caratterizzate dall'azione militare, da esplosioni, cannonate, bombardamenti, sparatorie e immagini di cadaveri. In generale quando c'è una guerra in corso l'aspettativa ansiogena incontrollabile dello spettatore occidentale è vedere delle immagini di combattimenti, di soldati che sparano, aerei che bombardano, ma dal territorio Ucraino non sta arrivando abbastanza video footage e questo per i media dell'occidente è semplicemente inaccettabile.

Lo spettatore occidentale negli ultimi trent'anni è stato sottoposto ad un trattamento di ansia indotta in maniera pressoché continua e permanente, passando da una guerra all'altra, da un'emergenza all'altra. Perciò si è arrivati ad un punto tale che il livello di ansia al quale lo spettatore occidentale è abituato è così alto che in assenza di immagini di stragi, sanguinamenti e omicidi lo spettatore si preoccupa fino a deprimersi e ad essere disorientato.

Ma il problema peggiore per il regime sarebbe lo step successivo, ovvero quando lo spettatore decerebrato dai media, vedendo che non esce più sangue dalla televisione, inizierebbe a farsi delle domande su tale malfunzionamento dell'apparecchio tv. E questo, il regime che si basa sulla menzogna, non può assolutamente permetterselo perché sarebbe la sua fine. Nel mondo occidentale negli ultimi cinquant'anni gli esseri umani sono stati trattati come ratti sottoposti a scosse elettriche, i quali reagiscono andando a destra o a sinistra a seconda della direzione dalla quale la scossa proviene. In questo modo il regime è riuscito non solo a condizionare i nostri gusti e le nostre scelte ma anche ad annientare la nostra volontà, attraverso la creazione di una situazione costante di emergenza che provoca paura, ansia, panico e in conclusione incertezza. L'incertezza data dallo stato di tensione, diffonde nella popolazione uno stato di insicurezza e di paura tali da far giustificare, richiedere o auspicare azioni politiche e militari autoritarie, come quelle adottate durante l'emergenza del covid, in cui i principali diritti civili costituzionalmente garantiti sono stati sospesi d'autorità. In pratica, essendo questa la situazione, non è scorretto affermare che gli occidentali sono una massa di drogati che non riescono più a vivere senza la razione quotidiana di sangue paura e ansia.

Il presidente della Federazione Russa, che a quanto pare conosce profondamente i sistemi di condizionamento utilizzati in occidente, non sta collaborando per niente nel soddisfare la sete di sangue dei media occidentali perché gli avamposti dell'esercito russo da più di dieci giorni sono confinati, dalla parte costiera meridionale dell'Ucraina fino alla parte settentrionale sopra Kiev per intenderci, in una specie di semicerchio e li sembrano restare.

Quando due settimane fa è giunta nelle redazioni l'immagine della colonna di 60 km formata da carri armati russi che dirigevano verso la capitale ucraina, l'aspettativa dello spettatore occidentale è salita alle stelle e ci si aspettava una grande operazione militare con sparatorie di carri armati contro obiettivi civili e militari. Oltretutto negli ultimi 70 anni soltanto una volta abbiamo visto in azione l'esercito russo ed è stato alla fine degli anni 70 in Afghanistan. Perciò l'aspettativa di vedere in azione gli Spetznaz russi o i 12.000 Ceceni che si sono offerti come esploratori nelle città ucraine aveva raggiunto il massimo.

Ma come nei migliori episodi di Coitus Interruptus, non è accaduto niente di tutto ciò, perché la fila di carri armati russi si è attestata a più di venti km dalla capitale Ucraina e sono li in attesa da più di 15 giorni. Un lasso di tempo enorme e inaccettabile per i produttori/condizionatori degli ebeti occidentali drogati di sangue e morte. Per questo motivo il regime dei media occidentali è disperato e cerca in tutti i modi di poter risolvere questa questione perché per la prima volta nella storia, il popolo della tv è senza la sostanza con la quale è stato nutrito per più di cinquant'anni: la menzogna.

Questo è un articolo del corriere della sera di oggi 17 marzo, ci dice che i Russi stanno facendo una corsa contro il tempo, corsa che esiste solo nella mente di chi scrive queste corbellerie, visto che il tempo è l'arma con la quale i Russi stanno colpendo non solo l'Ucraina ma l'intero occidente che sbava per più sangue, più azione, più morti mentre i Russi non si muovono di un millimetro. 



Ma che cosa significa questo?

Semplicemente significa che il Presidente della Federazione Russa quando si è rivolto agli occidentali definendoli "nazisti drogati" intendeva dire che siamo drogati da narrazioni horror, che ci vengono fornite dal regime mediatico in cui viviamo. In pratica noi occidentali per colmare la nostra ansia, sapendo che c'è una guerra in corso, dobbiamo avere una dose quotidiana di spettacolo con sangue e morte, perché sennò che guerra è? Siamo passati dalle immagini della guerra in Siria a quelle della sfilata di camion militari a Bergamo senza soluzione di continuità. Durante il covid ogni giorno venivano sfornati bollettini di morti uccisi dal morbo letale, focolai di infezioni e folle di individui in terapia intensiva. Perciò mettere sotto scacco una popolazione di tossicodipendenti, è piuttosto semplice, basta togliergli la sostanza con la quale si drogano e questi vanno in crisi di astinenza ma il rischio vero è che poi si sveglino e decidano di non drogarsi più. E sembra questa essere la strategia adottata dal Presidente della Federazione Russa: la totale inazione e di conseguenza la mancanza di notizie e di immagini. Il che per il pubblico tossicodipendente occidentale è assolutamente improponibile ed è per questo che i dirigenti dei media di tutto il mondo sono in questo momento in preda alla disperazione più nera e sono costretti a proporre immagini di videogiochi e a produrre feature stories che minacciano l'arrivo di attacchi russi, di stragi di civili mai avvenute, di bombardamenti di centrali nucleari che però tardano ad arrivare. Il presidente della Federazione Russa ha definito l'occidente "L'impero delle menzogne" e questa situazione Ucraina si sta rivelando sempre di più una vera e propria Rivelazione essa stessa, perché ci sta rivelando che finora il regime occidentale ha basato il proprio potere sul potere delle immagini, immagini false create all'interno di set cinematografici allestiti ad hoc che mostravano campi di battaglia durante le varie guerre e reparti di terapia intensive durante il covid e non importa che fossero vere o false, l'importante è mantenere al massimo lo stato di tensione e di paura nella popolazione. 

In pratica si può dire che il Presidente della Federazione Russa ha staccato la spina di questa macchina produttrice di menzogne e l'operazione in Ucraina credo serva proprio a questo.

Tutti gli eventi storici degli ultimi cinquant’anni che ci hanno raccontato attraverso i media e la televisione hanno sempre avuto un accurato impianto narrativo attraverso il quale questi eventi venivano confezionati. Per fare un esempio di come la narrazione delle news sia costruita come quella dei film, occorre tenere presente che tutte le operazioni militari condotte dalla NATO hanno sempre avuto un nome: Iraqi Freedom, Enduring Freedom, Shock and Awe etc. L'operazione militare in Ucraina non ha nemmeno un nome. Il che significa che dal punto di vista narrativo non ha un titolo, perciò lo spettatore occidentale per la prima volta nella sua vita si sente disorientato, perché non ha mai visto un film senza titolo, un'operazione militare senza nome oltre che senza sangue e soprattutto senza qualcuno che ammazza qualcun'altro. L'inazione dell'esercito russo in realtà sta uccidendo qualcosa e quel qualcosa è la menzogna. L'arma più devastante in mano all'esercito Russo è un'arma che nella situazione geopolitica attuale potrebbe essere definita come "l'ordigno fine di mondo" perché si tratta di un'arma mai usata prima da nessun esercito nella storia della nostra civiltà e questa arma è la Verità.

Nel momento in cui la Verità entra in un conflitto devastante come quello in atto tra il regime occidentale e i cittadini liberi e consapevoli di questo pianeta, la deflagrazione è talmente potente da far saltare in aria l'impero della menzogna in un colpo solo.

Il presidente della Federazione Russa conosce benissimo questa situazione e ne sta approfittando su tutta la linea, perché in pratica la sua strategia sembra essere quella dell'immobilismo totale. Questa differenza nella concezione del tempo è anche ciò che distingue l'Occidente dall'Oriente. Mentre in Occidente siamo dipendenti dal tutto e subito, dall'ansia di fare, avere, che include anche avere risposte, in Oriente il tempo è concepito in modo diverso ed è questa un'altra arma letale in mano alla Russia. Si potrebbe dire che con la sua inazione, il Presidente della Federazione Russa sia riuscito in un’opera che è retaggio esclusivo di civiltà più evolute della nostra: fermare il tempo. Fermare il tempo ad un regime che basa il proprio potere sugli intervalli temporali creati da notizie di spargimenti di sangue, veri o finti che siano, significa togliergli l'aria con cui respira perché l'ansia non può basarsi sull'inazione o sull'assenza di notizie. Si rende invece assolutamente necessario che succeda qualcosa per poter continuare a iniettare terrore nello spettatore occidentale, altrimenti si rischia il risveglio della coscienza umana.

Ed è proprio così che l'impero della menzogna sta definitivamente crollando su sé stesso, grazie al sacro suono del silenzio.

 

 

 

 

 

 

 

Wednesday, June 23, 2021

Siamo alla vigilia dell'Apocalisse o agli ultimi giorni



L'11 di giugno 2021 uno studio scientifico rivoluzionario è stato pubblicato o meglio rilasciato. 

Sto parlando di Chandramouly et al. Questo studio, che definire "rivoluzionario" sarebbe un eufemismo, rivela che le cellule umane possono convertire l'RNA in DNA. La domanda che dovreste porvi è la seguente: "Perché questo studio è stato pubblicato proprio adesso?". Perché se fossse stato pubblicato prima, l'uomo della strada non si sarebbe mai fatto iniettare un vaccino mRNA sapendo che questo avrebbe potuto modificare il proprio codice genetico e tramutarlo in un'altra specie. 

Quello che vorrei comprendeste è che se vi è stato somministrata un'iniezione di RNA messaggero che trascrive il suo codice all'interno del vostro corpo, replicandosi continuamente, alla fine della fiera, come dimostrato dallo studio sopracitato, le nostre cellule convertiranno l'RNA in DNA, perciò avremo un DNA diverso.

Le implicazioni di questa situazione sono apocalittiche. 

Infatti chi ha un DNA diverso appartiene ad un'altra specie, ad un'altra razza, quindi ad un'altra umanità. La conclusione è che al momento su questo pianeta coesistono due umanità diverse. Si tratta di una sovrapposizione dimensionale che dal punto di vista di Madre Natura è inaccettabile. 

Comunque vorrei che foste consapevoli che la situazione che stiamo vivendo in questo momento è stata ampiamente profetizzata nelle sacre scritture. Ad esempio nella prima lettera di San Paolo ai Corinzi, nel Vangelo secondo Matteo e nell'Apocalisse di Giovanni, conosciuta come "Il rapimento". 

Quello che posso dirvi è che questa situazione non durerà per molto ma dovrete resistere per tutto il tempo necessario. 

Siate forti, siate coraggiosi.


Gianluca D'Agostino

Tuesday, April 20, 2021

IL FALSO SCANDALO DI FRANCESCO ZAMBON SERVIVA A NASCONDERE UNA CIRCOLARE OMS





 
Lo "scandalo dell'OMS" che la scorsa settimana ha riempito le prime pagine dei giornali, consisterebbe nella sparizione di un dossier compilato da un tale Francesco Zambon. Da tale dossier sarebbe emerso che la situazione epidemica italiana era molto peggio di quella che ci hanno raccontato.  

Ma cosa metteva in luce di tanto scabroso questo rapporto dell'OMS dedicato all’Italia? Secondo il Sole 24 ore il dossier consisteva nell’assenza del piano pandemico, fermo al 2006. la critica dei sistemi sanitari e del modello regionale; l’assenza di terapie intensive adeguate; l’aumento della gravità delle altre malattie a causa del collasso del sistema sanitario; il contagio negli ospedali e nelle Rsa (con l’aumento della mortalità soprattutto in Lombardia); l’assenza di adeguate protezioni come le mascherine. E persino l’aumento della violenza familiare. Quindi in pratica questo dossier non conteneva niente di particolare ma secondo Francesco Zambon impiegato dell'OMS sarebbe stato modificato per attenuare la tragicità della situazione.

Quindi se questo rapporto non conteneva assolutamente NIENTE di importante, per quale motivo i media e in prima fila Massimo Giletti gli ha dato così tanto rilievo, da dedicargli addirittura una puntata intera della sua trasmissione tv?   

In realtà questa dell'OMS sembra soltanto l'ennesima cover story, cioè una storia farlocca e senza senso che serve a coprire la vera storia e tenerla lontana dall'opinione pubblica. Infatti un rapporto OMS che rivela che l'Italia non aveva aggiornato il piano pandemico non è uno scandalo ma la normalità. Perciò lo scopo di dare enfasi a questa storia innocua è un altro: quello di depistare l'opinione pubblica dalla mancata pubblicazione e diffusione in Italia della circolare OMS WHO Information Notice for IVD Users 2020/05-  del 21 gennaio 2021. 

Questa circolare mai pubblicata in Italia e mai arrivata ai laboratori analisi italiani è una raccomandazione pubblicata dall'OMS dopo che l'ICSLS International Consortium of Scientists in Life Sciences il gruppo di Pieter Borger ha chiesto alla rivista medica dell'Unione Europea Eurosurveillance di ritirare dalla pubblicazione lo studio Corman Drosten.  Lo studio Corman-Drosten è lo studio alla base della metodologia diagnostica del Covid 19 e consiste nell'utilizzo del test molecolare RT-PCR. Il ritiro è stato richiesto in quanto secondo l'CSLS suddetta metodologia che è alla base della metodologia diagnostica che viene usata in tutti i laboratori USA e UE per testare mediante i tamponi oro-naso-faringei la presenza del virus SARS-CoV-2, produce il 90% di falsi risultati positivi. Per chi desidera approfondire consiglio la lettura di questo mio articolo che riassume l'intera vicenda del Corman Drosten.

Da marzo 2020 ad oggi sono stati pubblicati una cinquantina di studi scientifici sul rapporto tra Covid 19 e l'RT-PCR, i quali ci dicono che la metodologia diagnostica utilizzata per rilevare il virus SARS-CoV-2 produce oltre il 90% di falsi risultati positivi.  
I principali studi che hanno portato alla luce questa situazione sono tre: Bullard et al, Jaafar et al e Borger et al. Lo studio Bullard et al pubblicato il 22 maggio 2020 ha dimostrato in laboratorio che il test RT-PCR "può rilevare solo ed esclusivamente l'RNA del virus o dei frammenti di questo ma NON il virus in grado di riprodursi e quindi contagioso. Questo significa che il test del covid 19 non è  in grado di distinguere tra un paziente positivo al  virus e un paziente negativo e a seconda dei cicli di amplificazione con cui settiamo la macchina dell'RT-PCR il risultato sarà positivo o negativo. Secondo lo studio Jaafar et al se un soggetto viene testato con la PCR settando la soglia a 35 cicli o maggiore, (come nella maggior parte dei laboratori in Europa e USA) la probabilità che questo risultato sia un falso positivo è del 97%.  Ricordiamo qui per dovere di cronaca che in Italia per il settaggio del PCR si segue il protocollo OMS che raccomanda come soglia limite 45 cicli, il che significa che i risultati se si seguisse questa indicazione sarebbero tutti completamente falsi perché secondo Jaafar et al qualunque segnale rilevato sopra la soglia dei 35 cicli  non permette di isolare il virus SARS-CoV-2 mentre secondo Bullard et al i pazienti risultati positivi con un esame PCR superiore ai 25 cicli di amplificazione non sono contagiosi. 

Occorre tenere presente che tali risultati sono quelli che poi vanno a costituire i dati ufficiali sui quali il  governo mette in atto i provvedimenti restrittivi delle nostre libertà. Per questo motivo l'OMS ha recepito le criticità della diagnostica Corman-Drosten sollevate dallo studio di Pieter Borger e da altri studi quali principalmente Bullard et al, Jaafar et al, Jefferson et al e Madewell et al.  In conseguenza della pubblicazione dei suddetti studi l'OMS ha pubblicato una prima versione di questa circolare il 13 dicembre 2020 e poi la sua versione definitiva il 13 gennaio 2021. 

Ma cosa dice questa circolare?

La circolare OMS informa i laboratori analisi che l'RT-PCR non è in grado da sola di diagnosticare la positività di un paziente al Covid 19 e che esiste la possibilità che la diagnostica produca falsi positivi. Perciò l'OMS al fine di classificare un paziente come positivo al virus raccomanda di verificare sempre caso per caso il quadro clinico del paziente, il timing del campionamento, le osservazioni cliniche, la storia del paziente e altre informazioni epidemiologiche. In pratica il test diagnostico secondo l'OMS non è sufficiente da solo per rilevare la presenza del virus né per classificare un paziente come positivo al Covid 19.
Questa circolare NON E' MAI ARRIVATA IN ITALIA, non è mai stata ricevuta dai laboratori analisi da me contattati e le raccomandazioni contenute in questa circolare che prendono atto dell'inaffidabilità dell'RT-PCR come metodologia diagnostica non sono mai state diffuse né tantomeno recepite dal Ministero Italiano della Salute. Per capire l'importanza di questa circolare è sufficiente considerare che il Tribunale Amministrativo di Vienna  il 24 marzo 2021 con  la sentenza VGW-103/048/3227 / 2021-2 ha sancito l'inaffidabilità del test RT-PCR come metodologia diagnostica idonea alla rilevazione del virus SARS-CoV-2, impedendo così al governo austriaco di adottare misure restrittive. Questa decisione è stata presa sulla base oltre che dello studio Bullard et al sopracitato anche sulla base di questa circolare dell'OMS. Perciò il dossier nascosto dell'OMS non è quello di cui parla questo sedicente impiegato che dice di avere modificato un dossier per non rivelare che la situazione era peggio di quella che era. Questa storiella che ci hanno raccontato serve in realtà a nascondere la circolare WHO Information Notice for IVD Users 2020/05. Si tratta quindi di un'operazione di disinformazione per prendere in ostaggio l'espressione "circolare OMS" o "dossier OMS" in modo che chiunque faccia una ricerca su Internet con queste parole chiave, i risultati forniti dai motori di ricerca ti daranno la storiella innocua di Francesco Zambon che nasconde i morti invece di mostrarti la circolare OMS che raccomanda ai laboratori di non utilizzare l'RT-PCR perché produce il 90% di falsi positivi e che di conseguenza i dati sui contagi che ci propinano quotidianamente i media sono tutti falsi. 







Saturday, January 2, 2021

Dove sono i morti? I dati ISTAT di dicembre dimostrano che non c'è alcuna emergenza sanitaria in corso.

 

 

I dati pubblicati questo mese dall'ISTAT dimostrano che l'incremento dei decessi è delimitato ai mesi di marzo e aprile 2020. Dal mese di maggio 2020 in poi assistiamo addirittura ad un DECREMENTO del numero dei decessi rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. Se prendiamo ad esempio il mese di maggio 2020 abbiamo 51.791 decessi che rispetto ai 54.664 di maggio 2017 mostrano un DECREMENTO di 2873 unità. 

Se guardiamo al mese di giugno 2020 abbiamo avuto 47.780  decessi che sono 3.183 morti IN MENO rispetto ai 50.963 del giugno 2019. Se guardiamo al mese di luglio 2020 abbiamo avuto 50.262 decessi che sono 3.183 decessi IN MENO rispetto ai 50.964 di luglio 2019. Se osserviamo il mese di Agosto 2020 abbiamo avuto 51.433 decessi che sono 2106 decessi IN MENO rispetto ai 53.539 del 2017.  

Perciò non sussistendo alcun incremento significativo costante rispetto agli anni precedenti ma limitato ad i soli mesi di marzo ed aprile e assistendo addirittura nei mesi successivi ad aprile un DECREMENTO, questo si significativo, rispetto agli anni precedenti,  risulta evidente che il fenomeno epidemico se c'è stato, si è  esaurito alla fine del mese di aprile 2020.  
 

Il secondo elemento strutturale da considerare è il riconoscimento da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità dell'inaffidabilità della diagnostica RT-PCR. Il 22 dicembre 2020 l'OMS ha rilasciato questa informativa destinata agli operatori dei laboratori analisi, nella quale si invitano gli operatori a non affidarsi al PCR per classificare i soggetti esaminati come positivi perché il test RT-PCR produce un numero imprecisato di falsi positivi che secondo 29 studi esaminati dal Dr. Carl Heneghan, direttore del Centre for Evidence-Based Medicine presso l'Università di Oxford, indicano essere intorno al 93%.


In conclusione secondo l'ISTAT non c'è alcun epidemia mortale in corso e secondo l'OMS non c'è nemmeno un virus contagioso che si sta diffondendo. 


QUINDI LA DOMANDA E':  PER QUALE MOTIVO IL NOSTRO PAESE E' ANCORA IN STATO DI EMERGENZA?

Friday, December 18, 2020

Il disastro del Corman Drosten mette la parola fine alla pantomima del Covid 19



Il 4 settembre 2020 mentre visitava il cantiere della nuova stazione ferroviaria di interscambio HS2 a Solihull, vicino Birmingham, Boris Johnson ha dichiarato che i test del covid 19 producevano il 93% di falsi positivi.

Il 23 settembre 2020 la stessa dichiarazione è stata fatta da Dominic Raab ministro degli esteri britannico negli studi di SKY News a Londra.

Sul momento, oltre allo stupore per una simile dichiarazione, che di fatto smontava l'affidabilità dei test diagnostici del Covid 19, non riuscivo a capire per quale motivo i due principali esponenti del governo britannico avessero dichiarato pubblicamente che il sistema diagnostico del Covid 19 era inaffidabile né perché i media di tutto il mondo non avessero dato alcun tipo di seguito a tali eclatanti dichiarazioni.

Il mio stato di incomprensione è durato fino a venerdì 4 dicembre, quando la rivista medico scientifica Eurosurveillance ha pubblicato questa nota con la quale annunciava di avere iniziato un'indagine per revisionare la scientificità dello studio Corman-Drosten, pubblicato sempre da Eurosurveillance il 23 gennaio 2020, dal titolo “Detection of 2019 novel coronavirus (2019-nCoV) by real-time PCR di Christian Drosten e Victor Corman.

Perché questa pubblicazione è così importante?

Christian Drosten e Victor Corman sono i due medici autori del test diagnostico del Covid 19 che è utilizzato nella maggior parte dei laboratori di analisi pubblici e privati in Europa e in USA.

Il test Corman-Drosten è lo studio teorico su cui si basa la metodologia diagnostica ufficiale del Covid 19. Si tratta della diagnostica su cui si basano tutti i dati ufficiali diffusi dai governi e dai media di tutto il mondo sulla diffusione del Covid 19 e di conseguenza è anche la base scientifico-giuridica dei lockdown e delle restrizioni alle nostre libertà fondamentali.

Questa è una storia straordinaria e per capirla bisogna cominciare dall'inizio:

Eurosurveillance è una rivista medico-scientifica che si occupa di epidemiologia, prevenzione e controllo di malattie trasmissibili. La pubblicazione è a cura dell' European Centrefor Disease Prevention and Control che è un agenzia indipendente dell'Unione Europea, la cui missione è rinforzare le difese europee contro le malattie infettive.

Normalmente qualsiasi studio scientifico, al fine di essere pubblicato deve essere "peer-reviewed" cioè deve essere esaminato dai membri del comitato scientifico della rivista e questo processo di verifica di solito richiede diversi mesi di lavoro, soprattutto se si tratta di metodologia diagnostica, perché i procedimenti devono poter essere replicati e validati in laboratorio.

A maggior ragione se si tratta di uno studio sul quale si baserà il test per un virus che ha colpito la popolazione dell'intero pianeta.

Lo studio Corman-Drosten è stato inviato dagli autori a Eurosurveillance il 21 gennaio 2020 quindi è stato approvato per la pubblicazione il 22 gennaio e poi pubblicato il 23 gennaio 2020. In pratica dal suo invio alla sua pubblicazione sono passate 48 ore.

Non solo. Lo studio Corman-Drosten è stato immediatamente accettato come test standard internazionale dall'OMS, che ha iniziato a produrre e inviare il kit diagnostico alle regioni colpite dal virus.

Nei mesi seguenti, tra lockdown, collasso economico, chiusura di scuole e panico diffuso, pochi erano consapevoli delle lacune sostanziali presenti nello studio alla base della diagnostica del Covid-19 e la situazione di emergenza ha prevalso sull'accuratezza normalmente richiesta ad una metodologia diagnostica, specialmente per un evento epidemico di rilevanza globale.

In questa situazione di caos, la svolta è avvenuta il 30 novembre 2020 quando lo studio Corman-Drosten è stato messo in discussione dall' ICSLS (International Consortium of Scientists in Life Sciences) un team di 22 scienziati provenienti da Europa, USA e Giappone che hanno inviato questa lettera ad Eurosurveillance chiedendo l'immediato ritiro della pubblicazione.

La lettera contiene un contro-esame dello studio che mette in evidenza 10 errori cruciali della metodologia diagnostica Corman-Drosten.

Il capo progetto dello studio che smonta il Corman-Drosten è Pieter Borger, un esperto di biologia molecolare, mentre tra i 22 autori c'è anche Michael Yeadon, ex Vice Presidente di Pfizer, che si è sempre detto contrario ai protocolli OMS: dal lockdown globale all'uso delle mascherine, fino alla chiusura delle scuole.  

In questa intervista Michael Yeadon afferma che la totalità dei risultati prodotti dal test Corman-Drosten è falsa.

Celia Farber, è una giornalista americana, nota per le sue inchieste sull'HIV ed ha parlato con il Dr. Kevin Corbett, uno dei 22 autori dello studio che smonta il Corman Drosten:

Quando Christian Drosten ha sviluppato il test, la Cina non gli aveva dato il virus isolato, lui e Corman hanno sviluppato il test da una sequenza genetica trovata in una banca dati. I cinesi hanno dato a Drosten una sequenza genetica ma senza un virus isolato corrispondente. In pratica avevano un codice ma nessun corpo da associare al codice. Nessuna morfologia virale".

Che cosa significa Morfologia Virale?

"E' come se al mercato del pesce" ha risposto Corbett "ti danno dei frammenti di lisca e ti dicono questo è il tuo pesce". Potrebbe essere qualunque pesce. Non hai nemmeno una lisca ma appena alcuni frammenti di lisca. Quello è il tuo pesce". Corbett ha poi aggiunto "Nel Corman-Drosten non c'è niente che provenga da un vero paziente. Viene tutto da una banca dati genetica e i frammenti della sequenza del virus che mancavano sono stati ricreati artificialmente. Li hanno ricreati sinteticamente per riempire le caselle vuote. Questa è la genetica: è un codice. Quindi mettiamo che tu hai "ABBBCCDDD" e ti mancano alcuni frammenti che tu pensi sia EEE quindi li inserisci nella sequenza utilizzando un software. E' tutto sintetico. I frammenti mancanti vengono ricreati al computer. Questo è il risultato finale della geneticizzazione della virologia. In pratica è un virus informatico."

Ma quali sono le implicazioni di questa incompletezza del primer riguardo l'affidabilità del test del Covid 19?

Le implicazioni sono intuibili anche da chi non è un esperto di virologia. In pratica essendo il virus iniziale incompleto, cioè composto solo da frammenti, il settaggio della macchina che effettua il test RT-PCR non potrà andare oltre la rilevazione di quei frammenti che costituiscono il primer. Cioè la macchina non può inventarsi una struttura biologica che non ha, il che significa che la macchina del PCR segnalerà come positivo anche un campione che invece di possedere l'intero filamento dell'RNA possegga soltanto un frammento dell'acido nucleico in questione.

La conclusione dell'ICSLS è che il test Corman-Drosten non è stato strutturato per rilevare il virus completo ma soltanto un frammento del virus, cioè quello che avevano a disposizione. Il che significa anche come vedremo più avanti in questo articolo, che la macchina non riesce a distinguere tra un frammento di RNA e il virus intero. Questo fatto classifica il test come inadeguato come test diagnostico per le infezioni dei virus SARS.

In un'intervista postata sul suo account Twitter il Dr. Pieter Borger ha detto: "il virus non era ancora in Europa e lo studio della diagnostica del Covid era già stato completato", Borger ha poi aggiunto: "se vai da uno sfasciacarrozze e trovi una ruota o un cerchione di una Mercedes e un volante di una mercedes puoi affermare secondo te che ti trovi in un'officina Mercedes?

No, non puoi. Perché quelli che hai in mano sono soltanto alcuni pezzi di una Mercedes. Potresti trovare questi pezzi di ricambio ovunque, in qualunque sfasciacarrozze." Borger descrive il test RT-PCR come: "un test che non ha nessuna rilevanza a livello diagnostico".

Che cos'è il test RT-PCR?

Il test RT-PCR Reverse Transcriptions - Polymerase Chain Reaction (Reazione a catena della polimerasi con trascrittasi inversa) è una tecnica di biologia molecolare che consente la moltiplicazione (amplificazione) di frammenti di acidi nucleici. Gli acidi nucleici sono le macromolecole deputate alla conservazione e al trasporto dell'informazione genetica. In pratica gli acidi nucleici sono l'RNA e il DNA.

La polimerasi è il processo di amplificazione del DNA e utilizza il filamento di RNA del virus come "stampo" di partenza per rintracciare tutte le parti del virus mancanti, in modo da comporre l'intero codice genetico del virus.

Questa tecnica, per essere efficace ai fini della rilevazione del virus, richiede un frammento di DNA o di RNA come "primer" per poter iniziare la reazione di polimerizzazione. Nella duplicazione del DNA, il primer è un breve filamento singolo di RNA che funge da innesco per avviare la duplicazione. Infatti è conosciuto anche come "filamento di avvio della duplicazione" ed è complementare al filamento stampo del DNA.

Lo studio realizzato da Pieter Borger e dagli altri 21 scienziati che smantella il Corman-Drosten è strutturato in 10 punti cruciali o meglio "fatali".

Il Primo errore: Drosten ha sviluppato la metodologia diagnostica senza avere il virus a disposizione.

Al primo punto che è anche quello principale, Borger e soci contestano a Corman e Drosten di non avere utilizzato il virus SARS-Cov-2 come primer per il loro test ma di avere usato solo dei frammenti e di avere completato la sequenza artificialmente o "in silico". La definizione "in silico" significa che la riproduzione non è biologica ma informatica, perché il silicio è la sostanza di cui sono fatti i componenti elettronici dei computer.

La giustificazione addotta da Corman e Drosten riguardo il fatto di non avere a disposizione il virus isolato del SARS-CoV-2 è che il nuovo virus (il Covid 19) fosse secondo loro molto simile al SARS-CoV del 2003 (scoperto dallo stesso Drosten nel 2003). Quindi in pratica Drosten per l'elaborazione del Gold Standard (cioè del virus di riferimento per costruire il test diagnostico), pensava di poter andare "a rimorchio" di un altro coronavirus, simile al Covid 19, da lui scoperto nel 2003 e di completare il resto della sequenza al computer: "L'adozione e la validazione del sistema diagnostico per il covid 19 sono state strutturate in assenza di un virus isolato o di un campione originale del virus preso da un paziente. La struttura e la validazione del metodo diagnostico sono state possibili grazie alla relazione genetica simile al SARS-Cov del 2003 e aiutate dall'uso di acido nucleico sintetico." Victor Corman co-autore del Corman-Drosten ha aggiunto: "Volevamo sviluppare e mettere in campo una metodologia diagnostica robusta da usare nell'ambito dei laboratori di sanità pubblica ma non avevamo il virus a nostra disposizione".

Secondo il Dr. Pieter Borger, promotore della richiesta di ritiro del Corman-Drosten: "Senza avere il virus disponibile, gli obiettivi dichiarati da Corman non sono raggiungibili perché la carica virale è un informazione cruciale per raggiungere questi obiettivi. "L'obiettivo dello studio Corman Drosten era quello di sviluppare uno strumento diagnostico in grado di rilevare la presenza del Coronavirus SARS-CoV-2. Ma come è possibile raggiungere tale obiettivo se non hai il Gold Standard? Cioè il virus?

Che cos'è il Gold Standard

In medicina, il Gold Standard è il parametro di riferimento necessario per effettuare un test diagnostico. L'attendibilità di un test diagnostico viene valutata da quanto accuratamente il test è in grado di identificare se un soggetto è sano oppure se è malato. Perciò il Gold Standard altro non è che la malattia stessa. Nel caso del Covid 19, il Gold Standard è il virus SARS-CoV-2.

A volte può capitare, come nel caso del Corman-Drosten, che il Gold Standard, cioè la malattia, in questo caso il virus del Covid 19, non sia disponibile. Perciò sono necessari dei metodi alternativi per reperirlo.

Perciò l'obiezione di Pieter Borger è più che comprensibile: Drosten voleva creare un test in grado di rilevare il Covid 19 ma come poteva Drosten realizzare un test diagnostico attendibile del Covid senza avere il virus ma soltanto la sua sequenza genomica?

Ve lo ripeto ancora una volta: Quando Drosten ha sviluppato il gold standard del test del covid non aveva la morfologia virale del virus perché i cinesi non gli hanno mai dato il virus isolato ma soltanto una parte della sequenza genomica e non era nemmeno biologica ma informatica, perché aveva solo lo schema della sequenza in formato digitale. Esaminando la struttura della sequenza Drosten si è reso conto che la struttura base della sequenza era quella di un normale coronavirus, che assomigliava molto a un ceppo SARS da lui stesso scoperto nel 2003. Quindi ha preso la sequenza genomica di questo ceppo SARS da lui stesso scoperto 18 anni prima e seguendo lo schema datogli dai cinesi ha aggiunto la parte mancante "in silico" cioè al computer. E questo lo sappiamo come potete verificare voi stessi perché è scritto sulla cover del Corman Drosten, consultabile a questo indirizzo web la cui cover è riportata nell'immagine sottostante:



Questo significa che non c'è nessun nuovo virus in circolazione ma solo una specie di Frankenstein bio-informatico che ha come base un ceppo SARS che circola da più di 18 anni. Perché è il gold standard del test del Covid 19 che determina chi è positivo al virus e che ci dice che cos'è questo virus. E il virus sul quale si basa il test è un normale coronavirus in circolazione da quasi vent'anni.  

Perciò quando un qualunque laboratorio analisi del pianeta, dopo avere esaminato un tampone mediante la PCR, stabilisce che questo campione è positivo, ciò significa che il soggetto esaminato è positivo al ceppo SARS del 2003, in quanto è quel ceppo che costituisce il gold standard del Covid 19. In pratica si tratta di una normale influenza integrata da un marketing senza precedenti nella storia della biologia.   

Più si approfondisce questa storia più si capisce che è una pantomima.

Secondo il microbiologo Olandese Pieter Borger, senza il virus reale ma soltanto con la sequenza genomica non era possibile per Drosten nemmeno procedere alla validazione del test diagnostico.

Che cos'è la Validazione?

Un test diagnostico si dice validato quando si ha la prova che il test fornisce un esito attendibile sullo stato del campione analizzato.

La validazione di un test diagnostico è quel processo di valutazione necessario e indispensabile per verificare la validità del test dal punto di vista clinico.  

Di solito la validazione viene fatta su delle cavie animali ed è un processo che è parte integrante della metodologia diagnostica, perché senza la fase di Validazione la metodologia diagnostica non ha alcun valore. Ovviamente non avendo il virus a disposizione, Corman e Drosten non hanno potuto procedere all'esecuzione della Validazione, perciò il test diagnostico Corman-Drosten non solo è incompleto ma totalmente irrilevante dal punto di vista scientifico, oltre che da quello clinico, perché la metodologia non è stata integrata dalla sperimentazione animale, che è la condicio sine qua non affinché un test diagnostico si possa definire tale.

Errore numero 3: i cicli di amplificazione

Secondo la richiesta di ritiro dello studio, l'errore cruciale numero 3 del Corman Drosten è che il numero dei cicli di amplificazione dovrebbe essere meno di 35 (25-30).

Che cosa sono i cicli di amplificazione?

Nella Reazione a catena della Polimerasi, il valore Ct è il numero di cicli di amplificazione necessari per individuare il virus (e dichiarare il soggetto positivo). In pratica Ct è il valore-soglia dei cicli necessari per l'individuazione del virus (In inglese: Cycle Threshold).

Maggiore è il numero di cicli di amplificazione e più approfondito e accurato è l'esame diagnostico. Ed è proprio questo uno dei principali errori del metodo diagnostico Corman-Drosten: il fatto di avere previsto un numero di cicli troppo elevato per la rilevazione del virus. Che cosa significa questo? Significa che se i cicli di amplificazione sono troppo numerosi potrebbero rilevare addirittura un'influenza che hai avuto anni prima e quindi il problema non è più quello dei falsi positivi ma dell'inattendibilità totale del test in questione.

In caso di rilevazione del virus, se la soglia di amplificazione dei cicli è maggiore di 35, i segnali rilevati non sono associabili a un virus infettivo, come è stato determinato dagli studi sulla cultura cellulare del virus. Se qualcuno viene testato con la PCR come positivo con una soglia di 35 cicli o maggiore, (come nella maggior parte dei laboratori in Europa e USA) la probabilità che questa persona sia infetta è inferiore al 3% perciò la probabilità che suddetto risultato sia un falso positivo è del 97%

Questa obiezione sollevata da Borger e soci si basa su uno degli studi più famosi sul SARS-CoV-2, si tratta dello studio conosciuto come Jafaar et al.

Correlation Between 3790 Quantitative Polymerase Chain Reaction–Positives Samples and Positive Cell Cultures, Including 1941 Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2 Isolates.

Quindi le obiezioni che smontano il Corman Drosten non sono una prerogativa esclusiva dell' ICSLS e di Pieter Borger. In realtà l'iniziativa di Borger è soltanto l'ultimo di una serie di studi, in maggioranza prodotti dall'Università di Oxford che avevano già smantellato completamente il Corman Drosten da un pezzo ma senza ricevere alcuna attenzione da parte dei media. Stiamo parlando dello studio di Rita Jafaar, noto come Jafaar et al che ha dimostrato che la metodologia diagnostica del Corman Drosten produce il 97% di falsi positivi. E lo studio Jafaar et al non è proprio nuovo perché è stato pubblicato su Clincal Infectious Disease il 28 settembre 2020. Ma le dichiarazioni di Boris Johnson e di Dominic Raab sono addirittura antecedenti il Jafaar et al perché la dichiarazione di Dominic Raab è del 23 Settembre e quella di Johnson è addirittura del 4 Settembre.

Se si va a leggere Jafaar et al si scopre infatti che Jafaar cita addirittura uno studio precedente, sempre pubblicato dalla rivista Clinical Infectious Disease, (rivista di patogenesi pubblicata da Oxford University Press) l'ormai leggendario Bullard et al, il cui titolo è: Predicting Infectious Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2 From Diagnostic Samples pubblicato il 22 maggio 2020.

Rita Jafaar cita Bullard et al nella parte in cui afferma che "i pazienti risultati positivi con un esame PCR superiore ai 25 cicli di amplificazione non sono contagiosi" perché il virus non è stato rilevato nelle culture virali che superavano tale soglia.

Bullard et al ci dice testualmente già nella presentazione che il test RT-PCR "può rilevare solo ed esclusivamente l'RNA e NON il virus INFETTIVO", quindi la sua capacità di determinare la durata dell'infettività di un paziente è limitata.

Non solo. La frase che mette la parola fine all'affidabilità del test RT PCR è questa:

There was no growth in samples with a Ct > 24 or STT > 8 days

Non c'è crescita virale nei campioni con un Ct maggiore di 24 o quando il range di tempo tra l'inizio dei sintomi e il test è superiore a otto giorni.

Probabilmente il primo ministro inglese era stato informato di questa scoperta e per questo motivo il 4 settembre 2020 ha dichiarato pubblicamente che i test producevano oltre il 90% di falsi positivi. Johnson non si è svegliato la mattina del 4 settembre e ha deciso di smantellare la credibilità dei test covid 19. È stato costretto a farlo, perché il fatto di dichiararlo pubblicamente lo avrebbe legalmente esentato da eventuali problemi legali nel momento in cui sarebbe stato scoperto quello che grazie a Bullard et al e Borger et al sappiamo oggi e cioè che il Corman Drosten è un test clinicamente inaffidabile e come vedremo adesso un disastro totale.

In verità il colpo di grazia al Corman Drosten e al test RT-PCR non è stato dato né da Bullard et al né da Jafaar et al ma da un terzo studio, sempre pubblicato dall'Università di Oxford: Viral cultures for COVID-19 infectious potential assessment – asystematic review

Lo studio in questione, noto come Jefferson et al è stato pubblicato per la prima volta il 4 agosto 2020 sul sito del Nuffield Department of Primary Care, poi il 29 settembre sulla rivista medica open source medRxiv per poi essere pubblicato da Clinical Infectious Disease il 3 Dicembre 2020.

Nonostante lo studio si chiami Jefferson et al è importante notare che uno degli autori è Carl Heneghan, direttore del Centre for Evidence-Based Medicine presso l'Università di Oxford e che guarda caso, il 5 settembre 2020, il giorno dopo che Boris Johnson rilasciava la sua dichiarazione sui falsi positivi, veniva citato e intervistato da Rachel Schraer, Health correspondant di BBC.

Il 5 settembre la BBC ha pubblicato questo articolo dal titolo “il test del covid 19 potrebbe rilevare frammenti di virus morti”. (titolo originale: Coronavirus: Tests 'could be picking up dead virus')

Nel suddetto articolo, la Schraer ha intervistato Carl Heneghan che aveva pubblicato l'articolo da più di un mese.

Ma perché l'articolo di Henegan è così importante?

Perché non si tratta di un semplice articolo, né di uno studio ma si tratta di uno studio che esamina altri studi scientifici, per essere precisi Jefferson et al ha esaminato 29 studi sul SARS-Cov-2. In pratica tutta la letteratura scientifica più rilevante sul Covid 19.

L'obiettivo di Jefferson et al era quello di esaminare tutte le prove finora conosciute nella letteratura medico-scientifica esistente, relative alla cultura del SARS-CoV-2 e metterle in relazione con i risultati del test RT-PCR e con altre variabili che potevano influenzare l'interpretazione del test, come ad esempio il tempo trascorso dall'inizio dei sintomi.

I punti principali di Jefferson et al che in pratica hanno smantellato il Corman-Drosten molto prima di Pieter Borger e dell'ICSLS sono questi:

1) Secondo Jefferson et al, due studi hanno dimostrato che per ogni ciclo di amplificazione in più la possibilità di rilevare il virus vivo diminuisce del 33%.

2) Sei studi hanno dimostrato che l'RNA del virus può essere rilevabile nel test RT-PCR per più di 14 giorni sebbene il suo potenziale infettivo declini dopo appena 8 giorni, anche nei casi di alta carica virale. Secondo Young et al (citato sempre da Jefferson et al) che è uno degli studi più famosi sul SARS-CoV-2, il virus è rilevabile dal tampone nasofaringeo dal test PCR per oltre 48 giorni dall'inizio dei sintomi.

3) Più del 90% dei virus isolati sono stati ottenuti da campioni che avevano un valore di Ct inferiore a 23

4) Ai fini della trasmissione del virus non solo è necessaria la presenza di un virus vivo e non dei frammenti rilevati dal PCR ma è necessario poter verificare che tale virus oltre ad essere vivo sia in grado di riprodursi.

Il problema del test RT-PCR è che non è in grado di distinguere i frammenti di virus dal virus vero e non è nemmeno capace di quantificare il virus dalle secrezioni di un paziente, quindi è clinicamente inaffidabile. Questa obiezione che Borger at al muove al Corman-Drosten non solo è condivisa dal Dipartimento della sanità del governo Britannico ma è addirittura presente in una guida del ministero per gli operatori sanitari Understanding cycle threshold (Ct) in SARS-CoV-2 RT-PCR A guide for health protection teams pagina 6.

5) Il test RT-PCR da solo non è in grado di dirci se un soggetto positivo al test sia anche un soggetto in grado di trasmettere l'infezione e come confermato dagli altri due studi principali Bullard et al e Jafaar et al i campioni amplificati con più di 30 cicli è impossibile che siano infettivi.

6) Nessun virus è stato possibile coltivare da campioni provenienti da sette aree di un ospedale di Londra i cui campioni sono stati amplificati con un Ct maggiore di 30.

7) In uno studio esaminato da Jefferson et al (Anderson et al) 20 campioni serologici positivi al virus provenienti da 12 pazienti diversi sono stati selezionati a caso da una banca dati di campioni di Covid-19 tra i 3 e i 20 giorni successivi all'inizio dei sintomi. Nessuno dei venti campioni prelevati è stato in grado di produrre una cultura virale.

8) La finestra della cultura virale è molto più breve di quella che riguarda l'identificazione dell'RNA del virus. Cosa significa? Significa che mentre l'RNA del virus puà essere rilevato in un campione anche dopo 40 giorni dall'inizio dei sintomi, il virus vivo e attivo, può essere rilevato in un campione non oltre gli 8 giorni dall'inizio dei sintomi.

9) Jefferson et al ha concluso che la durata media di vita dell'RNA virale in cultura è di massimo 4 giorni.

10) Cinque studi non hanno riportato alcuna crescita nei campioni con un Ct che va da maggiore di 24 fino a 35. La probabilità stimata di recupero del virus da un campione con un Ct maggiore di 35 è dell'8.3%

11) L'ultimo punto di questa lista vorrei dedicarlo ad uno studio meno conosciuto degli altri, Wolfel et al, Virological assessment of hospitalized patients with COVID-2019 il quale ci dice quanto segue: “Per comprendere l'infettività del virus abbiamo tentato l'isolamento da campioni clinici in molteplici occasioni. Mentre è stato possibile isolare il virus prontamente durante la prima settimana di sintomi, nessun isolato è stato ottenuto da campioni prelevati dopo l'ottavo giorno dall'inizio dei sintomi, nonostante la presenza di carica virale. Ho citato questo studio che non si distingue dagli altri per particolari virtù ma conferma quelli precedenti (principalmente Bullard et al) per un solo motivo: uno dei co-autori è Victor Corman, co-autore del Corman Drosten. Perciò con questo arriviamo al paradosso scientifico in cui un autore in uno studio a sostegno di una metodologia diagnostica afferma che un virus ha un alto tasso di infettività salvo affermare il contrario in un altro. Bisogna però notare che Wolfel et al è stato pubblicato sulla rivista Nature in data 1 aprile 2020 e non è da escludere il fatto che Victor Corman sia uno dei coautori possa trattarsi di un pesce d'aprile.

Al punto 3 della richiesta di ritiro del Corman Drosten, si afferma quanto segue:

"Ocorre sottolineare che nel Corman-Drosten non vi è alcuna menzione di quando un test è positivo o negativo né viene detto cosa definisce un test come positivo o negativo. Questi test diagnostici virologici devono sempre essere basati su una Procedura Operativa Standard (SOP) che comprenda un numero fisso di cicli PCR di amplificazione (soglia dei cicli o CT value) superata la quale un campione è considerato positivo o negativo.

Il numero massimo di cicli di amplificazione è 30. Oltre la soglia dei 35 cicli, avremo un numero esponenzialmente crescente di falsi positivi. Secondo Jaafar et al sopra i 35 cicli non è possibile isolare il Covid 19 e oltre i 35 cicli vengono rilevati solo virus non infettivi. Ricordiamo qui per dovere di cronaca che sia il Corman Drosten che l'OMS raccomandano per la rilevazione PCR una soglia di 45 cicli. In realtà la situazione è anche meno grave di quanto affermato da Pieter Borgen perché il team di Bullard et al aveva a disposizione 90 campioni positivi al RT-PCR SARS-CoV-2 e i test di cultura virale sui suddetti campioni hanno dimostrato che non è avvenuta alcuna crescita virale nei campioni che avevano una soglia di cicli superiore a 24 o in cui il paziente aveva iniziato ad avere i sintomi da più di otto giorni.

La conclusione di Bullard et al è che la probabilità di ottenere una cultura virale positiva raggiunge il suo picco massimo nel terzo giorno e da quel momento in poi decresce.

Non solo. Bullard et al ha anche dimostrato che l'aumento di una singola unità di amplificazione dei cicli diminuisce la possibilità di una cultura positiva del 32%. Quindi in pratica passando da 25 a 26 cicli la possibilità di riscontrare la positività al covid 19 diminuisce del 32%.

The Centre for Evidence-Based Medicine (CEBM) presso l'Università di Oxford nella pagina dedicata al monitoraggio del COVID 19 (Oxford COVID-19 Evidence Service) fa questa raccomandazione: La rilevazione attraverso PCR del virus ci da la possibilità di rilevare l'RNA in quantità minime ma se questo RNA rappresenta un virus infettivo, questo non è detto. Il che significa che il test della polimerasi può anche rilevare una traccia di RNA del virus e quindi identificare il campione come positivo ma questo virus è attivo? E' infettivo? E' virulento? Abbiamo visto che il test RT-PCR da solo non può rispondere a questa domanda ma i provvedimenti messi in atto dai governi che limitano la nostra libertà si basano esclusivamente su questo sistema cieco.

Il Dr. Corbett ha aggiunto: “Ci sono 10 errori cruciali nello studio Drosten sui test ma il problema principale è che nessun virus è stato isolato per sviluppare lo studio Drosten. I prodotti amplificati dal PCR non corrispondevano a nessun virus isolato all'epoca. Io la definisco "scienza del buco della zeppola". Non c'è niente al centro dello studio. Tutto lo studio si basa sul codice genetico creato al computer e tutto questo non ha niente a che fare con la realtà o con persone reali nel caso specifico con un paziente vero". Insomma questo test con il quale stanno determinando chi è positivo e chi no e sul quale hanno adottato misure restrittive della libertà di milioni di persone si basa sul nulla assoluto.

Celia Farber, giornalista di Uncover DC ha replicato al Dr. Corbett leggendogli alcune dichiarazioni che il virus del covid sarebbe stato isolato in diversi laboratori del mondo.

"Si sono stati pubblicati degli studi che affermano che hanno isolato il virus. Ma non è possibile fare controlli né verificare il fatto che l'abbiano veramente isolato. Il CDC ha prodotto uno studio lo scorso luglio, nel quale affermano: "ecco il virus isolato". Sai cos'hanno fatto? Hanno tamponato UNA PERSONA. UNA. Questo tipo era stato in Cina e aveva dei sintomi. Un paziente. E hanno presunto che avesse il corona. Quindi tutta questa roba fa acqua da tutte le parti.

Quanto affermato dal Dr. Corbett riguardo il fatto che il Covid non era stato ancora isolato al momento della pubblicazione del Corman-Drosten è stato confermato ufficialmente sia dal CDC (Centers for Disease Control and Prevention) l'agenzia USA deputata al monitoraggio del Covid 19, sia dall'EDC (European Centre for Disease Prevention and Control) che è il corrispondente europeo dell'americano CDC.

Questo documento di cui vedete un'estratto, il cui titolo è CDC 2019-Novel Coronavirus (2019-nCoV) Real-Time RT-PCR Diagnostic Panel è pubblicato sul sito del CDC ed è datato 13 luglio 2020. Il testo evidenziato dice testualmente: Since no quantified virus isolates of the 2019-nCoV are currently available…”

 

In quest'altro documento: Current performance of COVID-19 test methods and devices and proposed performance criteria l'EDC che è l'agenzia europea la cui mission è rafforzare le difese Europee contro le malattie infettive, l'EDC dichiara che alla data del 16 aprile 2020 “Since no virus isolates with a quantified amount of the SARS-CoV-2 are currently available…”  

 
 


 

La traduzione della prima dichiarazione, quella del CDC è la seguente: “Dato che non è disponibile nessun isolato quantificato del virus 2019-nCoV…” e la data del documento è 13 luglio 2020.

La traduzione del documento dell’ EDC è: “Poiché non è disponibile nessun isolato del virus con una quantità data del SARS-Cov2…” e la data del documento è 16 aprile 2020

In pratica da queste due dichiarazioni delle due principali istituzioni sanitarie deputate allo studio e al monitoraggio del Covid 19, rispettivamente per il Governo USA e per la Commissione Europea, si evince chiaramente che né in Europa né negli USA il virus del Covid 19 è mai stato isolato. “Isolato” significa separato dal materiale inutile contenuto nel campione analizzato, come le cellule del paziente o eventuali batteri. Ma in entrambe queste dichiarazioni l’elemento più importante non è l’attestazione che il virus non sia ancora stato isolato ma è l’aggettivo che lo segue, cioè “quantificato”. Non è necessario avere una laurea in biologia per comprendere che se un virus non è stato quantificato, significa che non si conosce nemmeno la percentuale che quantifica il virus rispetto al resto del materiale analizzato. Se né i laboratori europei né quelli americani sono in grado di sapere in che percentuale il virus è presente nei campioni analizzati, significa che gli esaminatori del CDC e dell’EDC non sono stati in grado di distinguerlo dal resto del materiale analizzato e quindi di identificarlo.

L'elemento cruciale di questi due documenti per ciò che ci riguarda, ovvero l'inaffidabilità della metodologia diagnostica proposta da Corman Drosten, è la conferma del fatto che alla data del 16 aprile 2020 l'EDC non aveva ancora ufficialmente isolato il virus del Covid 19 mentre Eurosurveillance aveva approvato il Corman et al già da due mesi e l'OMS aveva già spedito i kit per il test nelle regioni colpite dal virus.

Per finire il Dr. Corbett insiste sul fatto che Eurosurveillance ha approvato lo studio di Drosten 24 ore dopo averglielo inviato. "Questo non accade mai. Ci vogliono mesi per esaminare uno studio e loro l'hanno fatto in 24 ore. È stato fatto passare senza essere esaminato. Perciò il test del Covid utilizzato in tutti i laboratori USA e UE non è stato sottoposto alle procedure operative standard. Quindi dovrebbe essere ritirato immediatamente. Se lo ritirano significa che l'intera macchina del test covid si distruggerà in mille pezzi e l'intero castello Covid 19 imploderà su se stesso. E' un castello di carte costruito sulla sabbia e noi abbiamo appena smosso la sabbia sul quale poggia.

La richiesta di ritiro del Corman-Drosten si concentra poi sul fatto che la metodologia Corman-Drosten fa troppo affidamento sull'RT-PCR.

I medici dovrebbero riconoscere l'accuratezza delle tecnologie di diagnostica molecolare come la RT-PCR così come dovrebbero capirne i limiti. I risultati di laboratorio dovrebbero sempre essere interpretati in un contesto di presentazione clinica del paziente tenendo in considerazione la qualità e la tempistica della raccolta dei campioni" (Kurkela, Satu, and David WG Brown. Molecular-diagnostic techniques Medicine 38.10 (2009): 535-540.)

Nel luglio del 1994 la giornalista Newyorkese Celia Farber intervistava Kary Mullis nella rivista SPIN (pag. 63) Kary Mullis è stato l'INVENTORE della tecnica della reazione a catena della polimerasi per la quale nel 1993 ha ricevuto il premio Nobel per la Chimica.

Mullis ha ripetuto più e più volte che la PCR non è stata concepita per la diagnostica dei virus, tanto è vero che nell'intervista a Celia Farber ha dichiarato:“la PCR può rivelare l'HIV in persone che hanno avuto esito negativo al test HIV sugli anticorpi"

La stessa ECDC, (European Centre for Disease Prevention and Control) l'agenzia dell'Unione Europea per il controllo e la prevenzione delle malattie, ci fa due raccomandazioni:

  1. Che un alto valore di CT (soglia dei cicli di amplificazione dell'RNA) superiore a 35 potrebbe essere dovuto alla contaminazione da parte di reagenti e come raccomandazione generale al punto numero 7, l'ECDC dichiara espressamente che i campioni positivi al SARS Cov-2 devono SEMPRE AVERE un'altissima carica virale, il che esclude tutti i cosiddetti "asintomatici" dalla categoria di soggetti che possono trasmettere l'infezione.

  2. Nonostante i risultati positivi possono essere indicativi riguardo la presenza dell'RNA del Covid nel paziente, una correlazione clinica con la storia del paziente ed altre informazioni diagnostiche sono indispensabili per determinare lo stato infettivo del soggetto.

  3. Il fatto che il Corman-Drosten sia inaffidabile, è chiaramente espresso nella guida del governo inglese Understanding cycle threshold (Ct) in SARS-CoV-2 RT-PCR A guide for health protection teams pubblicato nll'ottobre 2020 a pagina 6 dice chiaramente:; Il test RT-PCR rileva la presenza di materiale genetico virale in un campione ma non è in grado di distinguere se il virus infettivo è presente oppure no. La quantità di virus intatto nei tamponi eseguiti nella parte superiore dell'apparato respiratorio sono influenzati da fattori endogeni ed esogeni ai metodi di laboratorio.

Secondo l'ICSLS nella letteratura dei test RT-PCR è risaputo che ci sono molti rischi come i falsi positivi funzionali, che possono condurre alla misinterpretazione dei risultati del test. Per questa ragione è raccomandato ad esempio da Kurkela et al1 che il PCR sia usato sempre in tandem con una diagnosi clinica dell'infezione basata sui sintomi. Ci sono evenienze documentate di misinterpretazione che hanno creato pandemie fantasma come quella del 2004-2006 in cui una malattia respiratoria è stata per errore scambiata per un'epidemia di pertosse grazie al test PCR.

Per riassumere, i buchi fatali del test PCR Corman Drosten sono questi:

  1. Non è un test specifico, dovuto ad un'erronea strutturazione del primer

  2. produce risultati variabili per non dire arbitrari

  3. Non riesce a distinguere tra il virus integro e i frammenti di questo

  4. Non riesce a distinguere il positivo dal negativo

  5. Non ha una procedura operativa standard

  6. Non è stato peer-reviewed


Dopo la lettera di ritiro inviata da Pieter Borger e dagli altri 21 scienziati, Eurosurveillance ha pubblicato questa nota:

Abbiamo recentemente ricevuto della corrispondenza riguardante uno studio pubblicato quest'anno che mette in discussione il contenuto e le procedure editoriali usate per valutare l'articolo precedenti la pubblicazione. Possiamo assicurare i nostri lettori e i nostri autori che prendiamo seriamente i commenti relativi ai contenuti scientifici, l'esame degli articoli e la trasparenza editoriale.Tutti gli articoli pubblicati dalla rivista sono peer-reviewed da almeno due esperti indipendenti del settore (o da almeno uno in caso di comunicazioni veloci). L'articolo in questione è stato anche peer-reviewed da due esperti sulle cui raccomandazioni è stata basata la decisione di pubblicarlo. Eurosurveillance sta cercando consigli di esperti al fine di discutere la suddetta corrispondenza nel dettaglio. Valuteremo secondo le nostre procedure esistenti, le richieste e
prenderemo una decisione non appena avremo indagato a fondo. Nel frattempo sarebbe inappropriato per tutte le parti coinvolte di commentare o discutere ulteriormente l'argomento finché non avremo esaminato tutte le questioni.

Secondo Peter Andrews "tutti i test PCR basati sul Corman-Drosten dovrebbero essere fermati con effetto immediato e tutti quelli che vengono definiti dai media come "casi" la cui diagnosi è stata fatta seguendo il Corman Drosten, non dovrebbero effettuare alcuna quarantena. Inoltre tutti i decessi Covid presenti e passati e i tassi di infettività dovrebbero essere soggetti ad un inchiesta retroattiva mentre tutti i lockdowns, le chiusure e le altre restrizioni dovrebbero essere urgentemente riviste ed allentate.

Esistono 78 tipologie di tamponi, alcune delle quali importate dalla Cina; nessuna di queste è mai stata controllata o ispezionata né convalidata edè la Commissione europea ad affermarlo nel Working Document del 16 aprile scorso. (Titolo del documento: Current performance of COVID-19 test methods and devicesand proposed performance criteria) il Centre for Evidence-Based Medicine (CEBM) presso presso l'Università di Oxford è un centro di divulgazione di evidenze scientifiche il cui direttore ricordiamo è Carl Henegan co-autore di Jefferson et al, lo studio più importante finora realizzato sul Covid 19.

Da quando è iniziata l'emergenza del Covid 19 il centro aggiorna continuamente questa pagina del loro sito che si chiama Covid 19 Evidence Service.

Il CEBM ha sempre pubblicato aggiornamenti che erano estratti dagli studi che abbiamo finora menzionato: Jefferson et al, Bullard et al, Jafaar et al, Young et al etc. Il che significa che la scienza ufficiale britannica ha sempre conosciuto la vera portata di questa epidemia ed ha sempre pubblicato i risultati degli studi e bisogna riconoscere che questo merito va attribuito all'Università di Oxford, senza la quale oggi non sapremmo niente di questo virus ma affogheremmo totalmente nel panico creato dai nostri governi. Purtroppo per i nostri governanti l'Università di Oxford esiste e lavora e a breve, nel momento in cui le pubblicazioni menzionate in quest'articolo riusciranno ad entrare nel circuito dei media mainstream i governi dovranno iniziare a tenerne conto.


Questa pagina che trovate qui è pubblicata sul sito www.uk.gov dice testualmente:

Dal giorno 19 marzo 2020 nel Regno Unito, il COVID-19 non è più considerata una malattia infettiva con gravi conseguenze.

Nel gennaio 2020 Il sistema sanitario HCID (High Consequences Infectious Diseases) delle 4 nazioni (Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del nord) aveva rivolto una raccomandazione ad interim per classificare il COVID-19 come una malattia infettiva con gravi conseguenze. Questa classificazione è stata basata considerando i criteri del protocollo HCID riguardo il virus e sulle informazioni disponibili durante i primi stadi dell'epidemia. Adesso che si conosce di più riguardo il COVID 19, le istituzioni sanitarie nel Regno Unito hanno esaminato le conoscenze aggiornate sul COVID 19 che contraddicevano i criteri HCID.

Le istituzioni sanitarie britanniche hanno stabilito che molte caratteristiche sono adesso mutate; in particolare sono disponibili più informazioni riguardo il tasso di mortalità (che è generalmente basso) che adesso c'è una maggiore consapevolezza clinica e un test di laboratorio specifico e sensibile, la disponibilità del quale continua ad aumentare.

La Commissione di controllo sui patogeni pericolosi (ACDP) è quindi dell'opinione che il COVID 19 non debba più essere classificata come una malattia infettiva con gravi conseguenze.

Riguardo questa dichiarazione del governo inglese che trovate qui, la pagina in questione non è raggiungibile direttamente dalla pagina del sito www.uk.gov dedicata al Covid.

Perlomeno il sottoscritto non è riuscito a trovare alcun link diretto dalla pagina principale di monitoraggio del Covid. Se il governo inglese volesse indicarci da quale link della pagina principale si raggiunge questa pagina, lo apprezzeremmo molto. Tuttavia la pagina esiste e questa è la dichiarazione ufficiale del governo Britannico riguardo il COVID 19: e cioè che non si tratta di una malattia che ha gravi conseguenze.

Come potete leggere voi stessi, la classificazione del Covid 19 come malattia non grave da parte del governo inglese risale al marzo del 2020 ed è la posizione raccomandata al governo britannico da parte dell'Advisory Committee on Dangerous Pathogens, la commissione di controllo sui patogeni pericolosi. Tale posizione è documentata ufficialmente da una lettera inviata dal presidente della commissione il Prof. Tom Evans al Ministero della Sanità Britannico. Come potete constatare voi stessi dalla lettera, la Commissione si è espressa all'unanimità su questa classificazione del Covid 19:



Tutto questo ci aiuta a capire il motivo delle dichiarazioni del primo ministro britannico Boris Johnson e del ministro degli esteri Dominic Raab. In pratica Johnson e Raab hanno sentito la necessità di tutelarsi dal punto di vista legale, perché con le loro dichiarazioni possono affermare di avere informato il pubblico inglese riguardo l'inaffidabilità della diagnostica Covid.

Il problema è che nonostante il parere della Commissione sui patogeni pericolosi che è un ente governativo e nonostante le conoscenze scientifiche divulgate dall'Università di Oxford, il governo inglese e gli altri governi continuano ad implementare misure restrittive che sono in totale contraddizione con quanto dichiarato dalle maggiori istituzioni scientifiche del pianeta.

C'è da dire che anche nel sito del CDC, l'agenzia governativa USA per il controllo delle malattie vengono citati sia Bullard et al sia Young et al e in generale viene riconosciuta la non infettività del Covid 19 superati i dieci giorni dall'inizio dei sintomi ma nonostante questo le istituzioni governative implementano misure restrittive della libertà di movimento, obbligano le persone a indossare le mascherine come se vivessero in un'altra realtà.

La domanda è fino a quando i governi potranno ignorare le istituzioni medico scientifiche?

Il 13 gennaio 2021 l'Organizzazione Mondiale della sanità ha emesso questo comunicato destinato agli operatori dei laboratori analisi che utilizzano la diagnostica Corman-Drosten. Nella nota si legge che l'OMS richiede agli utilizzatori che vogliono interpretare i risultati dei campioni eseguiti con la PCR di seguire le istruzioni per l'uso allegate alle apparecchiature dignostiche per gli esami in vitro (reagenti, materiale di controllo, contenitori dei campioni, software etc.) 

 “Users of RT-PCR reagents should read the IFU [Information for Use] carefully to determine if manual adjustment of the PCR positivity threshold is necessary to account for any background noise which may lead to a specimen with a high cycle threshold (Ct) value result being interpreted as a positive result.”

In pratica l'OMS in questo paragrafo dichiara che l'utilizzo di troppi cicli, cioè di una soglia di cicli alta può produrre come risultato dei falsi positivi. 

“In some cases, the IFU will state that the cut-off should be manually adjusted to ensure that specimens with high Ct values are not incorrectly assigned SARS-CoV-2 detected due to background noise.”

Svolgere il test con un alto numero di cicli produce "rumore di fondo" cioè risultati di falsi positivi. In pratica il paziente viene informato che è positivo ma non lo è.
 
“The design principle of RT-PCR means that for patients with high levels of circulating virus (viral load), relatively few cycles will be needed to detect virus and so the Ct value will be low. Conversely, when specimens return a high Ct value, it means that many cycles were required to detect virus. In some circumstances, the distinction between background noise and actual presence of the target virus is difficult to ascertain.”

Quando il test è effettuato utilizzando un alto numero di cicli non è possibile stabilire la differenza tra "irilevante" e "significativo". 
 

LE CONSEGUENZE POLITICHE DELL'INIZIATIVA DI Borger et al

A livello europeo il primo provvedimento amministrativo emesso da un tribunale che tiene conto degli studi menzionati in questo articolo è una decisione della Corte d'Appello di Lisbona che ha messo fine ad un provvedimento di quarantena adottato dal dipartimento sanitario regionale delle Azzorre nei confronti di quattro cittadini tedeschi. Secondo la Corte “il test RT PCR è inadatto a stabilire oltre ogni ragionevole dubbio che un risultato positivo corrisponda nei fatti all'infezione da Covid-19.” Gli studi citati dalla corte a sostegno di questa decisione sono Jafaar et al e uno studio pubblicato sul Lancet False-positive COVID-19 results: hidden problems and costs

Il secondo caso è del Tribunale Amministrativo di Vienna che il 24 marzo 2021 con  la sentenza VGW-103/048/3227 / 2021-2 ha sancito l'inaffidabilità del test RT-PCR come metodologia diagnostica idonea alla rilevazione del virus SARS-CoV-2, impedendo così al governo austriaco di adottare misure restrittive. Questa decisione è stata presa sulla base oltre che dello studio Bullard et al sopracitato anche sulla base della circolare OMS  del 21 gennaio 2021: WHO Information Notice for IVD Users 2020/05 - Nucleic acid testing (NAT) technologies that use polymerase chain reaction (PCR) for detection of SARS-CoV-2

Ad ogni modo, il Corman-Drosten su cui si basa la diagnostica del covid e tutti i dati prodotti e diffusi dai governi e dai media di tutto il mondo, è praticamente imploso su se stesso e in ambito scientifico ha ormai perduto qualunque credibilità. Adesso la palla è in mano a coloro che devono far arrivare questa informazione al pubblico, cioè editori e giornalisti.

L'obiettivo di questo articolo era quello di spiegare per sommi capi e quanto più nel dettaglio possibile in una pubblicazione non scientifica la fallacità della metodologia diagnostica Corman Drosten.

Tuttavia non è possibile non notare una discrepanza abissale tra la consapevolezza scientifica riguardo la non esistenza di un nuovo virus e di conseguenza lo scarso potenziale infettivo del Covid 19, in quanto trattasi di un coronavirus in circolazione da quasi vent'anni e le misure restrittive messe in atto dai governi. Non si può non concludere che le misure restrittive messe in atto per la diffusione del covid 19 non hanno alcuna base medico-scientifica e quindi dovrebbero cessare immediatamente oppure i governi che le implementano hanno il dovere di inventarsi un altro motivo plausibile e comunicarcelo.


Gianluca D'Agostino




Gianluca D'Agostino ha lavorato per CNN a Washington DC e per Associated Press a Roma e Tirana. Ha intervistato Larry King e chiesto al presidente di Microsoft Bill Gates del suo problema con l'Antitrust USA. D'Agostino ha un dottorato di ricerca in Teoria dell'Informazione e della Comunicazione presso l'Università di Macerata, è stato Visiting Scholar presso il Media and Communication Department della Fordham University presso il Film Studies Program dell'University of California Berkeley e Ricercatore presso il Center for the Study of the Novel, Dipartimento di Inglese dell'Università di Stanford. I suoi libri sono presenti nelle biblioteche delle università di Bologna, Venezia, Roma, Francoforte, NYU, Princeton, Yale.

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1Kurkela, Satu, and David WG Brown. “Molecular-diagnostic techniques.” Medicine 38.10. (2009): 535-540.